REDAZIONE AREZZO

Addio a Vincenzo Denaro, simbolo della giustizia aretina e Gip di Variantopoli

Era malato di cuore, stroncato da un malore. Siciliano, aveva passato qui gran parte della sua attività giudiziaria. La passione per i libri e le auto

Vincenzo Denaro

Arezzo, 14 maggio 2019 - Se n e è andato all’improvviso, in una mattina di domenica, stroncato da un attacco di cuore. Vincenzo Denaro, 75 anni, era qualcosa in più di un giudice in pensione, era l’immagine stessa della giustizia aretina. Non a caso, nella sua camera ardente, allestita nelle cappelle dell’ospedale San Donato, sono arrivati subito i magistrati più importanti del Palazzo di giustizia, quelli con i quali aveva lavorato fianco a fianco, dal presidente della sezione penale Gianni Fruganti, che era stato suo giovanissimo uditore a inizio carriera, al procuratore della repubblica Roberto Rossi, che era stato il suo Pm nell’uduenza preliminare di Variantopoli.

Schivo com’era, Denaro ha voluto andarsene con discrezione, quasi in silenzio. Solo una brevissima cerimonia con benedizione della salma ieri mattina e poi la tumulazione nel cimitero di Arezzo, lontanissimo della sua Sicilia, ma lui ormai, anche per matrimonio, era un aretino di adozione.

In città il giudice, nato a Trapani nel 1944 e laureato a Palermo (era rimasto tifosissimo della squadra rosanero) era giunto alla fine degli anni ’70, dopo la prima parte della professione svolta in Sicilia. Qui era stato pretore, prima nel capoluogo, quindi a San Giovanni e infine ancora ad Arezzo, Gip e magistrato in forza alla sezione penale del tribunale.

I colleghi lo consideravano come uno dei giuristi più fini di Palazzo di giustizia, sempre pronto a dare un tocco di classe a una sentenza, sempre pronto a dispensare consigli ai colleghi, sempre pronto a usare il suo caratteristico tratto di umanità nell’amministrare la legge.

Ma Denaro non era soltanto un magistrato di antico stampo, era anche uomo di vasti interessi. Colto, frequentatore assiduo delle librerie, sempre pronto ad affrontare i temi più disparati in discussioni nelle quali sprizzava la sua intelligenza brillante. Da quando era in pensione, era facile incontrarlo al «Viaggiatore immaginario» di Piazza Risorgimento, intento a spulciare le ultime novità editoriali.

Si era appassionato, da siciliano verace, alla riedizione delle opere di Luigi Natoli, un Dumas minore, vissuto a Palermo nella prima metà del secolo. L’altra sua grande passione erano le auto sportive e d’epoca, per le quali ha continuato fino all’ultimo a cercare i modelli più rari e potenti. Sapeva che il suo cuore era malato ma non l’ha mai fatto pesare. Fino al malore fatale. Che la terra gli sia leggera.