
Addio a Pasqualini. La vita in un dribbling e la maglia di Pelé regalata ai terremotati
Fino all’ultimo ha dimostrato quanto fosse attaccato alla vita. Da un letto de Le Scotte ha lottato come un leone. Poi ha ceduto nella partita più difficile, quella contro la morte. Lunedì sera, alle 22, Mauro Pasqualini ha smesso di combattere. Il suo cuore lo stava facendo dall’11 gennaio quando era stato colpito da un’emorragia cerebrale. Da quel momento era in coma farmacologico. Tutto era accaduto in una manciata di secondi, gli stessi con i quali Mauro per anni ha macinato metri sul campo di gioco. Un giocatore dalla grande velocità e dal cuore immenso.
"Ho ricevuto una quantità inimmaginabile di telefonate, messaggi, visite. Era il mio babbo, lo amavo alla follia, ma non sapevo che fosse stato così speciale per tante, tantissime persone" racconta la figlia Mila che è sempre stata al suo fianco, in quella camera di ospedale. Gli ha parlato ogni giorno.
Gli ha raccontato gli aneddoti di cui è venuta a conoscenza dai suoi vecchi amici. Gli ha fatto ascoltare messaggi vocali inviati da chi gli voleva bene. Poi la voce dei suoi cani, Mauro da anni era volontario nel canile di Lucignano. Da lì era di ritorno proprio quel terribile giorno prima di accasciarsi a terra. Una mattina in quella stanza de Le Scotte è risuonato anche l’inno della sua Bologna. "Che se poi esiste la felicità, chi ti dice che non passi anche di qua". E lui, dopo giorni di immobilismo, aveva alzato un braccio iniziando a scuoterlo, come se volesse salutare la sua squadra. Tutto iniziò lì, con la maglia rossoblù. L’amore per Bologna, insieme all’inconfondibile accento, non sono mai venuti meno, anche dopo aver scelto Arezzo come casa. Mauro, cresciuto nelle giovanili del Bologna, passò in prima squadra nel 1966/67. Prestato al Catania in serie B per un anno, tornò al Bologna nel 1968/69. Nonostante diversi e importanti infortuni che ne limitarono la carriera, giocò anche nel Cesena (promosso in serie A nel 1972/73), ad Arezzo, Livorno e Monza dove chiuse proprio a causa dell’ennesimo infortunio nel 1975 ancora molto giovane. Pasqualini partecipò alla tournée americana del 1972 e in quell’occasione ebbe modo di incontrare il Santos del fuoriclasse Pelé. Pasqualini giocò talmente bene da attirare l’attenzione di "O Rei" che volle donargli la maglia. "Un cimelio dall’immenso valore. Per il timore che me la portassero via, feci la doccia post partita tenendola stretta in mano" raccontava.
Quella maglia Mauro l’ha donata per aiutare le popolazioni terremotato in Emilia nel 2012. Oggi, alle 15, i funerali nella chiesa della Collegiata di Foiano. Poi, per volere di Pasqualini, il suo corpo verrà portato a Crevalcore, il paese dove era nato 76 anni fa.