Addio a Leroy l’aretino. Da scultore a Leonardo

All’inizio degli anni ’80 lavorò come artista in una bottega di via Salvadori. Poi lanciò la Madonna dei Fusi, opera del genio interpretato in televisione.

Addio a Leroy l’aretino. Da scultore a Leonardo

Addio a Leroy l’aretino. Da scultore a Leonardo

"No, signora, non sono Leonardo da Vinci: l’ho solo interpretato". In una città sotto il sole di luglio Philippe Leroy ammicca con l’ironia del consumato attore francese a chi poteva confondersi con il ruolo di cui è stato interprete e straordinario personaggio. Lui, lo stesso Leroy che il mondo dello spettacolo ora sta piangendo, poche ore dopo la sua morte.

Quella città sotto il sole di un’estate piena, è Arezzo. Siamo nel 2000, il "baco" del millennio superato e il personaggio molto amato in Italia e per questo contraccabiato al punto da scegliere il Belpaese come "dimora" definitiva, si affaccia in quella piazza del Comune. Ma non è una prima volta, perchè Philippe Leroy ad Arezzo aveva vissuto per due anni: quando il suo palcoscenico non era nè il set del Leonardo Tv, firmato dal grande Renato Castellani, nè del Sandokan di Sergio Sollima che lo rese quasi un eroe popolare. Niente di tutto questo, perchè Leroy era scultore e lavorava nella sua bottega di via Salvadori, passeggiava in centro, la gente lo riconosceva e lo salutava. Erano gli anni ‘80, venti prima di quel luglio 2000 quando l’attore venne in città ad inaugurare la Madonna dei Fusi. Un’operazione condotta dal Comune e dalla Confcommercio, tra i registi Carlo Starnazzi, in prima fila Carlo Pedretti. A confermare fosse davvero di Leonardo, in un clima critico su questa opera. Leroy indossava un abito grigio, la moglie Silvia Tortora al suo fianco, il sorriso di Yanez, l’ndimenticabile "spalla", l’amico fidato di Sandokan.

La gente impazzita, compresi due sposi che sbucarono dal Comune sorpresi di ritrovarsi circondati da centinaia di persone. Non erano lì per loro ma per Leroy. Il suo arrivo era stato il "colpo" voluto e messo a segno dall’allora sindaco Luigi Lucherini e si rivelò la marcia in più di una inaugurazione che avrebbe poi portato a un successo di pubblico senza precedenti, sia per il valore e la bellezza dell’opera, sia perchè nessuno come il Leonardo da Vinci della fortunata serie tv avrebbe potuto accreditare quell’operazione che candidava Arezzo per un bel futuro turistico. Che sarebbe cominciato proprio da lì, ultima invenzione del genio di Vinci e del suo inimitabile volto televisivo. Che Arezzo ricorderà con affetto. Per sempre.

Lucia Bigozzi