
di Marco Corsi
Nessun problema per i 400 dipendenti "fissi" di Abb-E Mobility che lavorano nello stabilimento . Per quanto riguarda invece i 150 che hanno un contratto di somministrazione, tra i trenta e i quaranta potrebbero mantenere il loro posto, mentre per gli altri è prevista un’uscita nel corso di questi mesi, fino a tutto il 2024. Questo quanto ha annunciato il sindaco Valentina Vadi giovedì in consiglio comunale, riportando gli esiti di un incontro che ha avuto con l’azienda. Il 7 novembre, poi, c’è stato una faccia a faccia tra il management della multinazionale e le parti sociali. "I sindacati – ha spiegato il primo cittadino – hanno avanzato alcune proposte, e Abb si è riservata di fornire una risposta entro fine mese". Nella relazione il sindaco, parlando sempre dell’incontro avuto con la multinazionale, ha spiegato che l’azienda non ritiene possibile, a livello di normativa, la cassa integrazione per i dipendenti in somministrazione. Una tesi che invece non trova concordi le organizzazioni sindacali, perché, in base alla loro esperienza, ci sarebbero state casistiche nelle quali gli ammortizzatori sociali sono stati concessi anche a questa tipologia di lavoratori. Il prossimo incontro con le parti sociali è previsto per il 20 novembre.
"In quell’occasione capiremo che tipo di risposte darà Abb alle richieste avanzate dai sindacati. Da parte mia – ha aggiunto – Come ho sempre fatto per tutte le crisi aziendali, mi impegno a tenere il consiglio comunale sempre informato su quello che accade". Vadi ha poi sottolineato le motivazioni che hanno portato a questo scenario. "La multinazionale ha giustificato il non rinnovo dei contratti a scadenza con un declino dell’ordinato rispetto alle previsioni. Le cause sono due – ha spiegato – Una relativa ai mercati tedesco e statunitense. Il mancato ordinato dalla Germania è dovuto ad un ritardo dell’azienda nella realizzazione di uno specifico prodotto che sarà pronto nella seconda metà del 2024, mentre per quanto riguarda la piazza americana, Abb ha incontrato delle difficoltà in relazione agli incentivi che l’amministrazione Biden non ha concesso a questo settore".
"Il che ha rallentato fortemente la possibilità, per chi è interessato, ad investire nel settore. Poi si sono aggiunte problematiche legate alla qualità di alcuni prodotti e alla decisione di qualche cliente, come ad esempio Shell, che in questo ultimo anno ha rallentato il business dell’elettrificazione. Complessivamente – ha aggiunto Vadi – l’anno 2023 ha avuto un risultato analogo all’anno 2022, ma non c’è stata la crescita che Abb aveva preventivato. L’azienda ha quindi messo in campo un processo di rifocalizzazione".