
Stefano Casciu
Arezzo, 9 marzo 2017 - «IL PERSONALE è praticamente ridotto all’osso, al momento non ho ricette per risolvere la questione orari inadeguati al Museo nazionale d’arte medievale e moderna». A parlare è il direttore del polo museale della Toscana, Stefano Casciu, che dal 1990 al 2000 fu direttore del Museo medievale. «Rispetto agli anni della mia presidenza il personale si è praticamente dimezzato, negli ultimi tempi altri due pensionamenti hanno dato la stoccata finale. Il numero esiguo e inadeguato di personale, è solo questa la ragione degli orari di apertura del Museo» continua Casciu.
«Numero di dipendenti ridotto rispetto a Casa Vasari e alla Basilica di San Francesco dove il gestore del personale dei servizi al pubblico è una concessionaria. Nel bando per l’affidamento a suo tempo non fu incluso il Museo, che quindi ora va avanti con le proprie gambe, che cominciano ad essere traballanti» ci spiega il direttore. «Al momento non riusciamo a fare di meglio, il Ministero non prevede certo assunzioni. E’ un boomerang, per cui non ho ricette».
Ma uno spiraglio, se pur flebile, è rappresentato dai volontari. Personale che, da quanto prevede la normativa, può solo integrare i dipendenti, affiancarli nel loro lavoro, ma già questo rappresenterebbe una boccata d’ossigeno al sistema.
L’ESPERIMENTO va alla grande a Firenze grazie all’associazione «Amici dei musei» di cui fanno parte un gran numero di giovani che mettono a disposizione il loto tempo per amore dell’arte e della cultura. «Non sottovaluto il problema, insieme alle rimostranze dei cittadini e dei negozianti, per questo ci adopereremo per dare maggior vita al Museo. Già nei prossimi giorni cercheremo di capire se quella dei volontari è una strada percorribile anche ad Arezzo. Prima di tutto dobbiamo capire se in città esistono associazioni di volontariato che nel proprio statuto prevedono questa tipologia di attività a supporto degli enti pubblici. Se così fosse e se ci fosse la loro volontà potrebbe partire una convenzione che permetta l’integrazione della figura del volontario anche nel Museo nazionale d’arte medievale e moderna» continua.
«LA MIA vicinanza e il mio impegno sarà massimo, viglio comunque evidenziare come una maggiore apertura del Museo non può rappresentare da solo la soluzione dei problemi di una zona della città, che per natura è defilata rispetto al centro. Nel periodo in cui il Museo è stato sempre aperto non portava un grande flusso di turisti. E’ un problema di tutte le città d’arte, la gente si concentra nel centro basta spostarsi di pochi metri e trovi quasi il deserto. Un problema di articolazione dei flussi turistici, è chiaro che la principale attrazione della città resta San Francesco, ospitando il ciclo di Piero. Nell’equilibrio generale cittadino tre musei su quattro hanno aperture quasi continue, il quarto soffre un po’ anche per la sua posizione decentrata, ma non è comunque chiuso».
di Gaia Papi