Morte Astori, tre a processo: certificato falso

Sono tutti medici: c’è l’ex direttore di medicina già condannato. Il giallo della data modificata su un referto del capitano della Fiorentina

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

Intorno al 10 aprile del 2019, a più di un anno di distanza dalla scomparsa del capitano della Fiorentina Davide Astori, morto la notte del 4 marzo del 2018 nella sua camera d’albergo a Udine, alla medicina sportiva di Careggi che aveva firmato l’ultima idoneità agonistica del difensore di San Pellegrino Terme, spuntò il certificato di un approfondimento cardiaco. Era lo strain, un esame mirato ad indagare la deformazione del cuore, non fondamentale per i protocolli sportivi ma sicuramente utile per valutare la salute del “motore“ di uno sportivo. Il referto indicava la data del 10 luglio del 2017, stesso giorno dell’ultima visita medico-sportiva del campione viola, ma la stampata del documento, avvenuta appunto in quei giorni dell’aprile del 2019, tradì chi aveva estrapolato, per la prima volta, la cartella dal computer.

Vero o falso? Un esposto di una dipendente informò la magistratura di questa operazione e da quello che può sembrare un gran pasticcio, è nato il secondo processo per il caso Astori: a giudizio, come stabilito dal gup ieri mattina, va ancora Giorgio Galanti, 74 anni, pratese, l’ex direttore di medicina sportiva che per la morte di Astori è già stato condannato in primo grado a un anno. Per la procura, Galanti sarebbe "ideatore e istigatore" della stampata di quell’esame, materialmente effettuata, sempre secondo le risultanze delle indagini, dalla dottoressa Loira Toncelli, 62enne fiorentina, ex braccio destro di Galanti, che nell’aprile del 2019 era già andato in pensione. Sono accusati di falso in atto pubblico.

Ma nella costola del processo per la morte di Astori, entra anche il successore di Galanti, il dottor Pietro Amedeo Modesti, nato a Lucca 65 anni fa, che sempre secondo le indagini del pm Antonino Nastasi, si sarebbe accorto del referto e lo avrebbe distrutto. Soppressione di atti veri, l’accusa per lui. "L’addebito che si muove al Modesti è di aver tenuto una condotta in contrasto con gli interessi dei coimputati: mi chiedo che senso abbia tutto questo", commenta il legale del medico, l’avvocato Mario Taddeucci Sassolini.

Il processo comincerà il 16 dicembre prossimo. Nel frattempo, il difensore di Galanti, Sigfrido Fenyes, ha impugnato la condanna a un anno (per omicidio colposo) inflitta a Galanti. La difesa ha chiesto anche la sospensione del pagamento delle provvisionali disposte in favore della famiglia Astori, della compagna, Francesca Fioretti e la figlia Vittoria.

Secondo il giudice, il medico sportivo che aveva dato l’ok all’attività agonistica del calciatore, "liquidò come normale, fisiologica e di non rilevanza clinica" la presenza di extrasistolia ventricolare durante due prove da sforzo effettuate, a distanza di un anno l’una dall’altra, dal giocatore, ritenendo Galanti colpevole di aver "omesso ogni percorso diagnostico". Percorso che avrebbe dovuto prevedere, come prima risposta a quei segnali, l’applicazione di un holter per individuare la cardiomiopatia aritmogena di cui soffriva, senza che lui lo sapesse, il cuore del calciatore e che ne causò la morte improvvisa, a soli 31 anni.