Leopard, l'analista: "Berlino alla fine cederà. Ma i panzer non sono la soluzione"

Batacchi avverte: "La guerra di frizione continuerà. Roma invierà i missili SampT, un contributo significativo"

"In ultima analisi il via libera ai Leopard 2 potrà anche venire, anzi forse tra qualche settimana verrà, ma il problema è un altro, che il via libera sarà probabilmente condizionato a numeri inadeguati. E 50, 70 anche 80 Leopard, non credo che Berlino ne autorizzerà di più, non faranno la differenza. Kiev ne ha chiesti almeno 300 e se i numeri saranno quattro volte inferiori alle attese saremo daccapo in una dura guerra di attrito che macina risorse e uomini e che allo stato non vede prospettive di soluzione". Così l’analista Piero Batacchi, Rivista Italiana Difesa.

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I carri armati Leopard e il nodo Germania
I carri armati Leopard e il nodo Germania

Dove nasce la decisione tedesca di temporeggiare sull’invio dei Leopard 2?

"Dal combinato disposto di una coalizione di governo tedesca cosiddetta “arcobaleno“ che ha al suo interno posizioni meno sensibili a quello che chiede Zelensky, dal fatto che la cultura di governo tedesca è sostanzialmente antimilitarista, dalla considerazione che la Germania è stata per decenni legata alla Russia da interessi commerciali ed energetici che si teme di recidere definitivamente fornendo i Leopard 2 e, poi dal timore che dando a Kiev i Leopard 2 si renda la guerra ancora più dura, allontanando ipotesi di tregua e di pace. Per trovare una quadra il governo tedesco dovrà lavorare di fino, e il mio timore è che decida per un sì che non risolve".

C’è chi dice che la Germania abbia paura di una escalation.

"Più di quello che vediamo? È già guerra aperta da un anno. Più escalation di così. Non vedo nessuna escalation con l’invio dei Leopard, solo la prosecuzione della guerra".

Il ministro della difesa ucraino ha detto che i suoi uomini si addestreranno sui Leopard 2 polacchi.

"Mi pare una scelta sensata con l’aspettativa che alla fine ci sarà un consenso alla cessione dei Leopard. Se anche la Germania non dovesse darli, ma non credo, la Polonia penso che lo farà. Il problema però è quanti carri?".

L’analista Pietro Batacchi
L’analista Pietro Batacchi

Perché i Leopard 2 sono così importanti?

"Perché sono buoni tank, ragionevolmente moderni, e perché ce ne sono, negli arsenali e sul mercato relativamente tanti. Il problema è infatti che negli arsenali occidentale ci sono pochi carri armati, le dottrine strategiche degli ultimi 30 anni hanno deciso di limitare il loro numero perché la componente corazzata si riteneva che non servisse nelle guerre moderne. Quelli che ci sono, Leopard e Abrams a parte, servono per difendere i paesi che li hanno".

Quanti ne servirebbero per fare davvero la differenza?

"Probabilmente molto più dei 300 chiesti da Kiev diciamo da 500 in su. Già 300 sarebbero un numero importante ma non credo che glieli daranno. Probabilmente sanno molti di meno".

Non possono darglieli gli americani o gli inglesi?

"Gli americani hanno gli Abrams, ma sono riluttanti a fornirli perché sono complessi da gestire e richiedono un lungo addestramento. Gli inglesi forniranno 14 Challenger 2, ma non possono darne tanti perché ne hanno poco più di 200 e la coperta è corta. I francesi potranno fornire 20 Leclerc, non credo di più. E noi non ne abbiamo da dare, se non scoprendoci".

Come valuta l’invio di altre armi italiane?

"È un contributo significativo nell’ambito delle nostre possibilità e che va aggiunto alla presenza di nostri contingenti nei paesi dell’Europa del’Est. Il decreto è secretato, quindi non sappiamo i dettagli dei prossimi invii anche se presumibilmente ci sarà la batteria di missili SampT della quale si è parlato".

Il che aiuta ma non cambierà gli equilibri. Ergo?

"Ergo la guerra di frizione proseguirà con grandi perdite per entrambi gli eserciti. In questi ultimi mesi gli ucraini hanno performato bene grazie al supporto logistico e informativo degli americani, al fatto che sul campo di battaglia avevano molti più effettivi e perché le loro forze armate sono state comandate meglio ed erano molto più motivate. Ma con la mobilitazione decisa da Putin i numeri sul campo si sono riequilibrati e i russi hanno imparato o gestire meglio i loro uomini, concentrandoli in una area meno vasta, e così a far funzionare la loro logistica. Temo che la guerra continuerà per molti mesi senza avanzate decisive".