La rabbia dei parenti: è uno schifo "I nostri cari uccisi per i soldi"

Sale l’indignazione verso i tre indagati. La figlia di una delle vittime: "Non perdonerò mai gli assassini"

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di Valentina Rigano

e Sonia Ronconi

VEDANO OLONA (Varese)

"Fa schifo pensare che siano morti per i soldi, sempre i soldi che stanno dietro a tutto". È un urlo di dolore e delusione quello di Corrado Guzzetti, lo zio del piccolo Mattia, 5 anni, morto nello schianto di Stresa insieme al papà, Vittorio, e alla sua nuova compagna, Elisabetta. Dentro le sue parole lo sconcerto e una dura accusa alle istituzioni. "Ci hanno detto che si sarebbero fatti i funerali di Stato e che avrebbero pensato a tutto loro, poi si sono rimangiati tutto, negandosi al telefono", attacca. "Sono amareggiato per me e per i miei nipoti e voglio smascherare a nome di tutte le vittime queste promesse da marinaio fatte dalla politica". Poi, pensando ai sacrifici dei suoi nipoti, a un funerale promesso e poi negato, ha aggiunto: "Dove sono gli aiuti delle belle parole dette per tenere buoni quelli che ancora ci credono? L’unica vicinanza sincera è stata quella dell’arma dei carabinieri, soprattutto di Stresa e Verbania, il resto è stata la solita politica dello scaricabarile".

C’è chi grida di rabbia e chi si chiude nel silenzio, davanti a una morte senza spiegazioni se non la ricerca disperata e inumana di profitto, fra i familiari delle vittime della funivia di Mottarone. I tre fermi dell’altra notte sono sale su una ferita fresca. "Me li avete ammazzati, non vi perdonerò mai", scrive, lapidaria, sul proprio profilo Instagram Angelica Zorloni, figlia di Vittorio, pensando al fratellino di 5 anni e alla donna di 37 con cui il padre, con cui aveva un rapporto travagliato, stava per rifarsi una vita.

Qualche chilometro più in là, in Brianza, un altro pezzo della famiglia del cinquantacinquenne vive ore disperate. "Ce lo aspettavamo – dice Beatrice, nipote di Vittorio, rimasta nella casa di Baruccana di Seveso –. Non era possibile che in questa tragedia della funivia del Mottarone dove domenica mattina hanno perso la vita 14 persone non ci fosse un colpevole. Non cadono dal sole le funicolari. E tutto questo solo per risparmiare? Perché? Non è giusto. Questa per noi è solamente una conferma: siamo disperati, anche arrabbiati e disorientati. I nostri cari non ci sono più e noi tutti siamo in uno stato di choc".

Oggi, nel giorno dei funerali di Alessandro Merlo e Silvia Malnati, la coppia di giovani fidanzati di Varese anche loro morti in quel volo disgraziato della funivia di Stresa, nel quartiere di San Fermo, dove erano andati a convivere vicino ai genitori di lui, il dolore non spezza il silenzio. Pochi i commenti di amici e vicini, nel rispetto del riserbo chiesto dalle famiglie. Messaggi di vicinanza e cordoglio sono stati pubblicati da amici e sconosciuti sui profili social dei due giovani innamorati.

Da nord a sud, Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, in Valabria, paese di origine di una delle vittime, Serena Cosentino, annuncia la disponibilità del Comune a costituirsi parte civile. Emerge, rileva, "un quadro di responsabilità diffuse e di colpevoli omissioni, che ora dovranno essere vagliate dalla magistratura nei successivi e doverosi riscontri investigativi e di giudizio".