Un anno di keu: "Chi inquina paghi". Scacco alle 'ndrine in dieci mosse

La Cgil propone un decalogo a politici e imprenditori contro le infiltrazioni mafiose e i danni all’ambiente

Una manifestazione di cittadini dopo la scoperta dello smaltimento illecito

Una manifestazione di cittadini dopo la scoperta dello smaltimento illecito

Arezzo, 9 aprile 2022 - Il 15 aprile 2021, la Toscana è scossa dall’inchiesta keu, lo smaltimento illecito dei residui dei fanghi conciari che evoca la ‘ndrangheta e le sue infiltrazioni nella regione dando vita a un intreccio ramificato tra economia e politica. A un anno di distanza, con l’inchiesta della Dda ancora in corso che coinvolge imprenditori, amministratori pubblici e dirigenti regionali – e l’analisi recente della Direzione investigativa antimafia che sottolinea la pervasività delle ’ndrine nell’economia toscana –, Cgil e Filctem regionali lanciano un appello ricordando come la presenza della criminalità organizzata nel manifatturiero toscano, oltre ai danni all’ambiente, penalizzi i lavoratori. Ecco allora il decalogo con le proposte a politica e imprenditoria per salvaguardare un distretto conciario di circa 600 aziende che occupa 8mila persone tra le province di Pisa, Firenze e Arezzo.

«Chi inquina paghi. Bisogna colpire – evidenzia il sindacato – responsabilità e zone grigie» per sostenere chi opera onestamente e nel rispetto dell’ambiente «perché a saldare il conto delle bonifiche dei terreni non dovrà essere la collettività ma chi risulterà «integrato e colluso» con la malavita e chi ha omesso di verificare la destinazione dei rifiuti prodotti. In cima alla lista delle 10 priorità, il potenziamento di Arpat per aumentare sopralluoghi e prevenzione. Importante poi il ruolo delle comunità locali, implementando la partecipazione in modo strutturato. E ancora, le modalità di lavorazione per migliorare la qualità dei rifiuti e un efficace trattamento, attraverso la ricerca. Altri passi da compiere con urgenza: la gestione sinergica dei servizi pubblici locali, superando carenze di impianti e scarsa collaborazione tra gli enti, per inserire anche i rifiuti delle lavorazioni industriali in un contesto di economia circolare reale, trasformandoli in risorsa energetica. D’obbligo poi «un intervento dei livelli istituzionali, che rafforzi l’iniziativa sindacale portata avanti sul territorio sulle condizioni di chi lavora nel distretto, con riguardo alle attività che si svolgono in conto terzi e nei servizi».

Occorrerà salvaguardare la parte pubblica di quote e la natura consortile dell’impianto di depurazione per costituirne uno unico tra le due rive dell’Arno. Al suggerimento di creare un Osservatorio permanente sull’ambiente che dialoghi con gli enti locali, si aggiunge l’attenzione da riservare al distretto anche con ammortizzatori sociali a tutela dell’occupazione. E rimanendo in tema di inquinamento, i carabinieri forestali hanno sequestrato a Sansepolcro (Arezzo) un impianto di conglomerati cementizi e sottofondi stradali, dopo aver rinvenuto sostanze cancerogene nelle acque di falda e nei materiali lavorati dall’azienda. Sequestrata anche un’area di golena del Tevere interessata dall’attività dell’azienda.