"Nell'inferno Afghanistan è morto nostro figlio. Ha dato la sua vita, a cos’è servito?"

L’ira dei genitori di Lorenzo D’Auria, maresciallo capo ucciso nel 2007: "Anni di guerra per ritirarsi così..."

Il funerale di Lorenzo D’Auria a Modena nel 2007

Il funerale di Lorenzo D’Auria a Modena nel 2007

CASTELFRANCO (Modena), 18  agosto 2021 - È una landa deserta la Cavazzona. L’ultima fetta modenese della via Emilia prima di Bologna. Qui, nel 2007, i vertici del Sismi bussarono alla porta della famiglia D’Auria: "Avevamo la casa piena di ufficiali, ci dissero che Lorenzo era morto, ma non abbiamo mai saputo come. E oggi per noi, vedere in tv le immagini della presa di Kabul, è uno strazio. In Afghanistan sono stati anni di guerra andati a vuoto, nostro figlio è morto per niente".

Il signor Mario e la moglie Angela, 88 e 82 anni, sono i genitori del maresciallo capo della Folgore Lorenzo D’Auria, agente del Sismi (ora Aise) inviato in Afghanistan nell’ambito della missione Isaf, sequestrato dai Taliban il 22 settembre 2007 mentre, con un collega e un interprete afghano, svolgeva una ricognizione a nord di Farah. Rimasto gravemente ferito nel blitz per la liberazione degli ostaggi, morì il 4 ottobre all’ospedale del Celio di Roma a 33 anni. Mario e Angela ieri erano a casa.

Cosa pensate del ritiro Usa e della fuga dei diplomatici dalle ambasciate, compresa quella italiana?

"Ci vengono i brividi a vedere quelle scene. È doloroso guardare la televisione, ma vogliamo restare aggiornati sulle sorti di quel Paese dove nostro figlio aveva scelto di andare in missione. Anche se poi sale la rabbia perché ci sembra che nostro figlio, come altri caduti, sia morto per niente. È stata una guerra inutile".

Cosa penserebbe oggi vostro figlio?

"Sarebbe deluso, lui ci teneva a quel popolo. Si era fatto crescere la barba e a volte vestiva come loro. Quando telefonava, ci diceva che i bambini afghani lo circondavano e gli facevano le feste. Lui amava i bambini e infatti ne aveva tre. E fateci dire una cosa...".

Prego.

"Nostro figlio si è sposato mentre era in coma al Celio (in articulo mortis, ndr) e ciò ha permesso a mia nuora di avere un contributo per crescere i tre bambini che oggi sono ragazzi. Ma non è abbastanza, per i miei nipoti le istituzioni avrebbero dovuto fare molto di più. Noi genitori non abbiamo avuto nulla, e non rivendichiamo niente, ma quei ragazzini meritavano più attenzione. Siamo stati invitati spesso a delle commemorazioni a Roma, servirebbero più fatti per le famiglie dei caduti e meno celebrazioni".

Sulla morte di Lorenzo ci sono ancora punti oscuri.

"L’hanno mandato a morire. E non ci hanno mai detto come è successo. È stato colpito da schegge di proiettile mentre era in auto, ma da chi? Non lo sapremo mai. Nessuno ha il coraggio di dirci la verità. Mio marito (dice Angela, ndr) a 88 anni naviga su Internet. Ogni giorno cerca notizie online sperando di trovare qualche dettaglio sulla fine di Lorenzo. Ma ormai viviamo di ricordi".

Pensavate fosse una missione di pace?

"Lorenzo ci diceva che non era pericoloso, ma forse non voleva farci preoccupare. Siamo sempre stati contro la guerra, non sappiamo da dove sia nata in lui la passione per l’esercito. Ma abbiamo dovuto assecondare le sue scelte. Ora viviamo di ricordi e nella speranza che qualcuno ci dica come e perchè Lorenzo è morto. Ce lo devono".