Elezione del presidente della Repubblica: chi e come si vota, la maggioranza necessaria

I "grandi elettori" saranno 320 senatori, 630 deputati, 58 delegati regionali. La maggioranza dei due terzi sarà di 672 voti, la maggioranza assoluta di 505.

Giorgio Napolitano alla Camera in seduta comune durante il quarto scrutinio per l'elezione

Giorgio Napolitano alla Camera in seduta comune durante il quarto scrutinio per l'elezione

Come verrà eletto il nuovo presidente della Repubblica che sostituirà Sergio Mattarella e diventerà il  tredicesimo inquilino del Colle?   Il  Presidente sarà eletto a Il partire da gennaio 2022 in base alle regole stabilite dalla Costituzione negli articoli 83, 84, 85 e 86. Tolti i casi eccezionali che questa volta non si presentano (dimissioni, fine della legislatura, Camere sciolte), l' elezione dovrebbe avere un iter normale che prevede la convocazione del Parlamento in seduta comune, tre votazioni a maggioranza dei due terzi e le seguenti votazioni a maggioranza assoluta, tutte rigorosamente a scrutinio segreto.

 

I grandi elettori

Gli elettori, che devono scrivere un nome su schede consegnate dai commessi di Montecitorio, sono dunque i senatori, i deputati e i delegati regionali ("tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha un solo delegato");  in totale  i "grandi elettori" saranno 320 senatori, 630 deputati, 58 delegati regionali.  Può essere eletto qualunque cittadino italiano, che abbia compiuto 50 anni e goda dei diritti civili e politici. La maggioranza dei due terzi sarà di 672 voti, la maggioranza assoluta di 505.  L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.

Dove si vota

La seduta comune è  presieduta dal  presidente della Camera, cui siede accanto il presidente del Senato ma senza funzioni. La sede elle votazioni è l'aula di Montecitorio; i senatori a vita, i senatori, poi i deputati e infine i delegati regionali in ordine alfabetico, sfilano sotto allo scranno del presidente e depongono la loro scheda nelle urne che si trovano dentro due cabine allestite per l'occasione. Sono previste due chiame per ogni gruppo di elettori. Non è prevista nessuna dichiarazione in aula, né di voto né' di apertura di un dibattito poiché' il Parlamento in seduta comune é considerato per prassi seggio elettorale, anche se in passato questa prassi e' stata contestata.

Lo scrutinio

Ovviamente la pandemia comporterà qualche piccola novità in queste procedure. Subito dopo la fine delle due chiame dai banchi della presidenza si svolge lo scrutinio che prevede la lettura a voce alta dei nomi scritti sulle schede, a eccezione delle schede nulle. Per due volte il presidente della Camera ha proclamato eletto sé' medesimo: è' accaduto con Gronchi nel 1955 e con Scalfaro nel 1992. Dal momento della convocazione, la seduta comune é considerata unica, al di la' di quante siano le votazioni che si effettuano. Non sono dunque previste pause significative, ogni giorno si effettua almeno una votazione, anche nei giorni festivi.

Voto festivo

Due volte questa norma ha avuto ripercussioni sulle vacanze natalizie: sia per l'elezione di Giuseppe Saragat che per quella di Giovanni Leone si tenne una chiama anche il 24 dicembre e per Saragat anche il 25 dicembre. Gli orari furono organizzati in modo da salvare il cenone della Viglia e il pranzo della Natività', il 24 dicembre 1964 si votò' alle 10,30 e il giorno successivo alle 19. Nel 1971 bastò la chiama del 24 dicembre alle 9 per eleggere Leone.

Le furbate

Il voto è segreto, ma a volte si è cercato più o meno furbescamente, di aggirare l'ostacolo. Se è  ammessa la scheda bianca, che è un voto vero e proprio, è contemplata anche l'astensione come non voto. A volte è stato usato l'escamotage di 'segnare' pacchetti di voto usando in modo variegato nome e cognome del candidato (iniziale del nome anteposta o posposta rispetto al cognome, solo cognome, nome per esteso). Nel 1962, prima dell'elezione di Antonio Segni, alcuni parlamentari Dc depositarono nell'urna una scheda già segnata e il Presidente della Camera Leone dichiaro' nulla tutta la votazione. Nell'elezione che porto' Scalfaro al Quirinale, nel 1992, la discrepanza tra numero di votanti e numero di schede portò alla scelta di consegnare schede bianche e timbrate dai segretari d'aula per essere poi compilate all'interno delle cabine, mai usate prima di allora. Fu quella l'occasione in cui comparvero per la prima volta le cabine, piu' spesso definite 'catafalchi'.

Il giuramento

Una volta eletto il Presidente della Repubblica il Parlamento in seduta comune viene riconvocato per assistere al la cerimonia di insediamento che prevede il giuramento sulla Costituzione e un discorso, detto appunto di insediamento.