La serata dei David di Donatello, con la statuetta che nasce a Firenze

Due artigiani fiorentini dietro alla realizzazione dell’Oscar italiano. "Più vicino al capolavoro di Donatello, ma con le sue caratteristiche"

Carlo Conti; a sinistra Marco Fossi, a destra il David 2022

Carlo Conti; a sinistra Marco Fossi, a destra il David 2022

Firenze, 3 maggio 2022 - Mentre l’originale è al sicuro al museo del Bargello, centinaia e centinaia di "piccoli" David di Donatello sono in giro per il mondo, assegnati ogni anno dall’Accademia del cinema italiano ad attori e attrici, registi, sceneggiatori e ai principali addetti ai lavori del cinema. Insomma, il nostro Oscar, solo che non somiglia alla zia di una segretaria ma è diretta ispirazione di uno dei capolavori del Rinascimento.

In foto Claudi Berti

Claudio Berti

Quelle statuette che abbiamo visto tante volte mostrate con orgoglio, talvolta con pudore, dopo l’annuncio del vincitore di turno, saliranno di nuovo alla ribalta questa sera in diretta tv per la 67esima edizione, con due fiorentini – Carlo Conti e Drusilla Foer – a condurre da Cinecittà (21,25 su Raiuno). Ma c’è un retroscena che non molti conoscono: così come il David originale è fiorentino al cento per cento, anche le sue copie, vale a dire le statuette del premio, nascono nella stessa terra. Sono di Firenze i due artigiani che da tanti anni le realizzano: Marco Fossi, 64 anni, ha ereditato la produzione dal padre Roberto (con la ditta Fratelli Fossi), che per un lustro se ne è occupato. Da trent’anni invece ci pensa lui: sede a Firenze Sud, laboratorio artigiano a Strada in Chianti, è qui che la magia di bronzo e ottone prende forma. Oltre due chili ciascuna, Fossi ne produce una trentina l’anno per i premi più altre copie (tutte numerate) che vengono distribuite ai collaboratori dei vincitoriquando ne ricorra la necessità, quindi fra le quaranta e le cinquanta opere che partono per Roma e da lì vanno in tutto il mondo. L’Accademia del cinema, sul proprio sito internet, ha pubblicamente ringraziato Fossi e un altro fiorentino, Claudio Berti, per la collaborazione di questi anni. Berti ha curato per molto tempo la realizzazione del supporto, un parallelepipedo di marmo rivestito di malachite, anch’esso prodotto a Firenze e che Berti continua a tenere d’occhio anche se è andato in pensione. "Una soddisfazione, questo ringraziamento – dice Berti – ora se ne occupa un collega fiorentino, dopo che per una trentina d’anni ci ho pensato io". Fossi spiega: "Quest’anno per me è un’edizione particolare, perché abbiamo rifatto il David di sana pianta: più vicino all’originale ma con dei suoi tratti distintivi perché non sia solo una copia. E’ servito un anno e mezzo di lavoro per ottenere il risultato finale". La statuetta ha subìto parecchie modifiche nel corso del tempo, da quando suo padre Roberto ottenne l’incarico grazie alla visibilità raggiunta con la medaglia d’oro ottenuta dalla sua ditta a un evento a Vicenza nel 1958. Un’eccellenza, insomma.