La pandemia ha provocato danni devastanti al settore del turismo, crollato della metà nel 2020, che però potrebbe riuscire a recuperare e a tornare ai livelli di prima nel giro di due anni. Il quadro della situazione e le prospettive future sono delineati nel report annuale elaborato dal World Travel and Tourism Council, la principale organizzazione di categoria a livello mondiale.
Un settore in ginocchio
Intanto, i dati brutali della crisi provocata dallo stop agli spostamenti per gran parte del 2020: il contributo dell'industria del turismo al PIL mondiale è passato da 9200 miliardi di dollari (ossia il 10,4% dell'economia globale) a 4700 miliardi di dollari (il 5,5%). Rispetto al 2019, quindi, l'anno scorso ha perso il 49,1%, quantificabile in 4500 miliardi di dollari, una batosta colossale a fronte dello scenario mondiale, negativo ma con una diminuzione del PIL "solo" del 3,7%. E ancora, la spesa per i viaggi internazionali è precipitata del 69,4%, quella per i viaggi interni del 45%. Al calcolo monetario corrisponde l'impatto sulla vita quotidiana delle persone: se nel 2019 il settore del turismo garantiva 334 milioni di posto di lavoro (il 10% dell'occupazione globale), nel 2020 sono scesi a 272. Addio quindi a 62 milioni di impieghi. A essere maggiormente colpite sono state le piccole e medie imprese – l'ossatura di questa industria – e le donne, i giovani e le minoranze.
La via della ripresa
In base alle sue previsioni, il World Travel and Tourism Council indica in giugno la scadenza più auspicabile per riavviare il turismo. Se le vaccinazioni proseguiranno a un ritmo elevato, e se le limitazioni ai viaggi saranno allentate (pur con tutte le misure e le precauzioni necessarie) in tempo per la stagione estiva, il settore potrebbe già riuscire a recuperare quest'anno il 48,5% del suo giro d'affari rispetto al 2020, e poi un ulteriore 25,3% l'anno prossimo fino a tornare ai livelli pre pandemia. Idem per i 62 milioni di posti di lavoro persi, che potrebbero essere ristabiliti entro la fine del 2022.