Covid, Zaia e De Luca: rinviare partenza delle scuole. Ma il governo pensa al 10 gennaio

Starebbe tramontando intanto l’ipotesi iniziale di fare una distinzione tra studenti vaccinati e non per la dad in caso di contagi in classe

Non è ancora stata ufficializzata la riapertura delle scuole il 10 gennaio

Non è ancora stata ufficializzata la riapertura delle scuole il 10 gennaio

Aprire le scuole il 10 gennaio o rinviare tutto per il boom della pandemia? Le posizioni dei Palazzo Chigi e dei governatori regionali non sempre coincidono, “Lo dico subito -spiega dal Veneto Luca Zaia - e con chiarezza: nessuno aspira a tenere chiuse le scuole. Sarebbe una sconfitta per tutti, per ragioni ideali e pratiche, perché conosciamo bene le difficoltà che vivono le famiglie con ragazzi e bambini a casa. Ma ci vuole l’onestà intellettuale di avvisare i cittadini: se i dati epidemiologici dovessero peggiorare, l’ipotesi dello slittamento della data del ritorno in classe è sul tavolo e andrà valutata con attenzione dalle autorità scientifiche”. Zaia fa insomma da inedita sponda al suo omologo campano del Pd, Vincenzo de Luca. Il nodo è anche quello della didattica a distanza.

“La Dad? - aveva detto De Luca - a permesso di evitare danni sanitari pesanti e anche adesso chiudere le scuole sarebbe la scelta più utile per la salute e la formazione”. De Luca è convinto che sia necessario trovare un punto di equilibrio “ragionevole” e che a partire dai dati circa il contagio sui giovanissimi, “sia utile fare le scelte più opportune”, per esempio “ritardare di due-tre settimane il rientro in classe, almeno per le primarie e le medie inferiori, e sviluppare una campagna di vaccinazione vasta per la popolazione studentesca”. Sarebbe “un sacrificio limitato, in cambio di un beneficio rilevante, soprattutto in un mese che registrerà prevedibilmente una forte crescita dei contagi”. 

Da Palazzo Chigi però trapela fermezza. “Il Governo attribuisce alla scuola la necessità assoluta della riapertura in presenza. Questo significa che bisogna essere attenti, rispettare le regole. E accelerare le vaccinazioni nei bambini che, ad oggi, sono purtroppo non ancora in numero soddisfacente”. Lo spiega Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute e professore di Igiene all’università Cattolica, in merito al dibattito sul riavvio delle attività scolastiche. “Se si adoperano queste cautele, aumento delle vaccinazioni, misure cautelative comportamentali all’interno delle scuole, rispetto dei protocolli - rimarca - la volontà del Governo è riaprire. Io penso sia importante farlo, ma bisogna farlo bene: bisogna seguire i protocolli in maniera seria e scrupolosa”.

 Il governo intanto fa sapere di essere orientato a mantenere la data del 10 gennaio per il ritorno degli studenti sui banchi, nonostante l'impennata dei contagi e la corsa della variante Omicron. Lo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, nel corso della conferenza di fine anno aveva assicurato che non ci sarebbero stati posticipi. E, nonostante l'aggravarsi del quadro epidemiologico, la linea non sarebbe cambiata nelle ultime ore. Starebbe tramontando intanto l’ipotesi iniziale di fare una distinzione tra studenti vaccinati e non vaccinati per la dad in caso di contagi Covid in classe.

A quanto si apprende, si lavora a nuove proposte da sottoporre al governo in vista della riapertura delle scuole dopo la pausa natalizia e in considerazione dell’incremento dei casi a livello nazionale. Le ipotesi sul campo sono diverse. Le Regioni starebbero ragionando innanzitutto su una possibile distinzione tra le diverse scuole, infanzia, primaria e secondaria, e su differenti soglie relative al numero di casi che farebbero scattare una quarantena per l’intera classe. Numeri che sarebbero contenuti nella scuola dell’infanzia, per crescere fino a un numero minimo di 3-5 casi per le medie e superiori. Oggi è prevista una riunione della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni proprio per discutere queste ipotesi e proposte.