DAVID ALLEGRANTI
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Così i 5 stelle sono diventati un partito come gli altri

David Allegranti

David Allegranti

Firenze, 22 marzo 2021 - “Non siamo un partito, non siamo una casta. Siamo cittadini, punto e basta”, cantavano i Cinque stelle quando ancora non si erano sporcati le mani con le lusinghe del potere, quando ancora scendevano in piazza con il coltello fra i denti, pronti a denunziare i farabutti del Palazzo. Insomma, quando ancora i Cinque stelle erano grillini: “Ognuno vale uno, ognuno vale uno, ognuno vale uno”.

Adesso però che sono contiani, che sono riformisti, liberali ed europeisti (sinceramente riformisti, sinceramente liberali e sinceramente europeisti), tutto è possibile. Specie a Roma, diventata da tempo la succursale del fu M5s livornese, congedato dagli elettori nel 2019 dopo aver sperimentato ben un lustro di amministrazione Nogarin. Laddove si dimostra insomma che se li conosci, li eviti.

La fidanzata di Gianni Lemmetti, che un tempo è stato assessore al bilancio a Livorno e oggi è assessore di Virginia Raggi, è stata ingaggiata dal Comune di Roma. Silvia Di Manno, libraria della libreria La Vela di Viareggio, entrerà nello staff dell’assessore all’urbanistica Luca Montuori, ha scritto l’edizione romana di Repubblica: “Per 23 mila euro, da qui a fine consiliatura, diventerà la segretaria politica dell’assessore all’Urbanistica”. 

È il metodo Cinque Stelle: serve un ricongiungimento famigliare? Ci pensa l’amministrazione Raggi. Sei un ex sindaco di Livorno trombato alle elezioni Europee? Per fortuna c’è la casta grillina. Nel 2019, Filippo Nogarin, già sindaco di Livorno, era dato come sottosegretario del secondo governo Conte, ma non gli andò bene. Per fortuna a dargli una mano c’era Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento (prima con Conte poi con Draghi), di cui è diventato consulente esterno.

A dicembre, per non farsi mancare niente, Nogarin è diventato consulente della giunta Raggi e pochi giorni fa è stato nominato amministratore di Metropark, società del gruppo Fs, su indicazione di Gianfranco Battisti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato che, ha ricordato Domani che ha dato la notizia, “a sua volta, tre anni fa era arrivato alla guida delle Ferrovie con l’appoggio dei Cinque stelle”.

Ma il caso di Lemmetti è persino sontuoso. L’assessore noto per le sue pittoresche magliette, come quella con la scritta “Vistra”, abbreviazione di un’espressione livornese parecchio colorita (“Vi stracao sur petto”), nel 2019 era finito sotto indagine della Corte dei conti per le sue spese di viaggio: quasi ventimila euro da quando aveva preso il posto di Andrea Mazzillo, cacciato da Raggi nell’agosto 2017.

Una cifra non irrisoria e tra poco a Roma ci sono le elezioni. Ecco forse perché c’è bisogno che la fidanzata di Lemmetti si sposti a Roma e non sia più l’assessore a fare avanti e indietro fra il Lazio e la Toscana. Secondo un articolo dell’edizione romana del Corriere della Sera del 2019, “i rimborsi per i suoi spostamenti da casa, a Camaiore in provincia di Lucca, a Roma dove appunto lavora, circa 366 chilometri, spiccano perché in effetti è l’unico, tra assessori e consiglieri, a presentare note spese così assidue e importanti: 11.031 euro tra gennaio e novembre 2018, e 8.586 euro tra febbraio e giugno 2019. In tutto quasi 20 mila euro”.

Quando fu aperta l’indagine da parte della Corte dei Conti, l’assessore precisò: “Sono rimborsi previsti dalla legge, rendicontati e vagliati dagli uffici capitolini. Per questo assicureremo la massima collaborazione ai giudici, mettendo loro a disposizione tutta la documentazione disponibile”.

È il pauperismo grillino a corrente alternata: gli sprechi sono soltanto quelli degli altri. Non era nemmeno la prima volta, peraltro, per Lemmetti. Già a Livorno scoppiò un caso analogo a causa di una delibera che istituiva i rimborsi spese per i viaggi degli assessori.

Diversi di loro, infatti, non risiedevano in città ma venivano da fuori. Lemmetti compreso, molto legato alla sua Versilia. Secondo un primo calcolo fatto dal Tirreno in un articolo del novembre 2015, fra il luglio del 2014 e il settembre del 2015 gli assessori pendolari costarono 30 mila euro circa. Tra l’agosto 2014 – mese della nomina – e il settembre del 2015, Lemmetti chiese 12.397,55 euro di rimborsi, una media di quasi mille euro al mese (885,53 euro). “Siamo il popolo del web in diretta con le webcam. E ci battiamo per le fonti rinnovabili. Energia pulita, pannelli fotovoltaici. Per l’acqua pubblica e i diritti del cittadino”. E anche per i diritti di Lemmetti e della sua fidanzata.