Caporalato a Uber Eats: 21 rider sono parti civili

All’udienza preliminare nei confronti della manager della filiale italiana il giudice ammette la costituzione di molti ciclofattorini pagati a cottimo

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Ventuno rider sono entrati come parti civili nell’udienza preliminare per l’accusa di caporalato a carico, tra gli altri, di Gloria Bresciani, all’epoca manager di Uber Italy.

"Davanti a un esterno non dire mai più “abbiamo creato un sistema per disperati“. Anche se lo pensi, i panni sporchi vanno lavati in casa e non fuori" si lamentava, intercettata mentre parlava con un dipendente, la manager Bresciani. Le indagini del pm Paolo Storari a fine maggio portarono il tribunale a disporre, con un provvedimento mai preso prima nei confronti di una piattaforma di delivery, il commissariamento della filiale del colosso americano.

"Vogliamo essere lavoratori normali", hanno detto ai cronisti Ii rider presenti in udienza, assistiti dai legali Gianluca Vitale, Giulia Druetta, Laura Martinelli, Sergio Bonetto e Maurizio Riverditi.

Il gup Teresa De Pascale ha poi aggiornato l’udienza al prossimo 26 marzo, dopo aver decretato, sempre su richiesta dei legali delle parti civili, anche la citazione di Uber Italy come responsabile civile. La società è indagata per la legge sulla responsabilità amministrativa, ma la cui posizione è stata stralciata.

I rider del servizio Uber eats, come emerso dalle indagini del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, venivano "pagati a cottimo 3 euro a consegna", "derubati" delle mance e "puniti" se si ribellavano. Bresciani è accusata in concorso con Giuseppe e Leonardo Moltini (il primo ha scelto l’abbreviato e il secondo punta a patteggiare), e con Danilo Donnini (anche lui ha chiesto l’abbreviato), responsabili delle società di intermediazione Frc e Flash Road City. Gli altri cinque imputati rispondono di reati fiscali.

"Abbiamo deciso di entrare nel procedimento - hanno spiegato i due rider presenti ieri - perché le condizioni di lavoro non erano appropriate, venivamo pagati sempre 3 euro a prescindere dalla consegna. E il problema principale anche adesso (non lavorano più per Uber, ndr) è che non c’è sicurezza sul lavoro". Intanto, davanti alla Sezione misure di prevenzione del tribunale (presidente Fabio Roia) riprenderà con udienza a marzo il procedimento sulla prosecuzione o meno del commissariamento di Uber Italy.

"Negli ultimi mesi abbiamo lavorato a stretto contatto con l’amministratore giudiziario per rivedere e rafforzare ulteriormente i nostri processi. Continueremo a collaborare con le autorità e a combattere tutte le forme di intermediazione illegale" ha spiegato in serata Uber Italy in una nota diffusa alla stampa.