Addio a Emilio Bianchi, un vero eroe: da incursore affondò una corazzata inglese

E' morto a 103 anni a Torre del Lago. Prestò servizio anche al centro subacqueo del Varignano (La Spezia)

Emilio Bianchi (foto Umicini)

Emilio Bianchi (foto Umicini)

Torre del Lago (Lucca), 17 agosto 2015 - Nella seconda guerra mondiale – che per l’Italia è stata avara di momenti di vera gloria ma non di ardimento e coraggio – la «sua» (e di altri incursori) impresa nel porto di Alessandria d’Egitto (partita da La Spezia) rimane una delle pagine memorabili che hanno dato lustro ai nostri soldati. Emilio Bianchi – scomparso a 103 anni il giorno di Ferragosto nel suo paese di adozione, Torre del Lago– era uno di quegli incursori che infersero una dura lezione agli inglesi, al loro complesso di superiorità sopratutto in mare. Un eroe, insomma.

Emilio Bianchi, medaglia d’oro al valore militare. Un esempio per tutti coloro che in seguito hanno indossato la divisa della Marina e del corpo di specialisti incursori. Un uomo leggendario, che non aveva «sposato» la retorica ma il pragmatismo. Giorno dopo giorno. Un uomo che a Torre del Lago era una vera e propria istituzione. Rispettato e autorevole. Il nonno che tutti i bambini avrebbero voluto avere. Un vanto per il paese pucciniano. «Il nostro eroe» raccontano gli anziani. Un eroe come lo era stato il comandante della corazzata Roma, Adone Del Cima: anche lui un uomo leggendario, ricordato con grande affetto a Torre del Lago e nel mondo della Marina Militare.

Bianchi ha prestato servizio anche al centro subacqueo del Varignano (La Spezia). Entrò come volontario nella Regia Marina nel marzo 1932; assegnato alla categoria palombari, frequentò il corso di specializzazione presso la suola Crem del Varignano. Nel 1934 si imbarcò sull’incrociatore Fiume, dove conseguì la promozione a Sottocapo, e nel 1936 venne destinato al 1° Gruppo Sommergibili di La Spezia.

Emilio Bianchi è dunque salito da poche ore nell’olimpo degli eroi, trovandosi fianco a fianco di quei colleghi che lo hanno sempre stimato non solo per la straordinaria impresa militare ma per l’essere un Uomo vero. Coraggioso e leale, che aveva deciso di arruolarsi in Marina per scoprire il mondo, girandolo in lungo e in largo prima di diventare un coraggioso incursore. E mai come in questa occasione il termine «eroe» è meritato, visto che di questi tempi c’è un abuso spropositato per questo termine: la notte fra il 18 e il 19 dicembre 1941, Emilio Bianchi e il comandante Durand de la Penne, incursori a cavalcioni sotto il pelo dell’acqua con i «maiali» andarono a firmare quella che sembrava un’impresa impossibile. L’affondamento di due corazzate della Marina inglese che stava dominando nel mar Mediterraneo e che fino ad allora aveva messo in gravissima difficoltà la nostra flotta sembrava impossibile.

Una missione solo suicida. Niente di tutto questo. Gli incursori facevano parte dell’equipaggio del sommergibile Sciré comandato da Junio Valerio Borghese. Bianchi e Durand de la Penne affondarono il Valiant; i loro colleghi la Queen Elisabeth. Venne arrestato. Continuò la sua guerra in campo di prigionia. Con onore e dignità. Una volta tornato in patria alla fine delle ostilità, aveva avuto importanti incarichi anche all’Accademia militare di Livorno. A Torre del Lago la sua casa è diventata quasi un museo della vita di Emilio Bianchi. Un eroe semplice che ha amato il suo paese. I funerali saranno celebrati oggi pomeriggio alle 16 nella chiesa parrocchiale del paese pucciniano.