«La maestra ha tolto il crocifisso a nostro figlio»

Genitori denunciano il fatto alla scuola, sindaco e provveditorato ma la preside nega e spiega cosa è successo

Crocifisso a scuola

Crocifisso a scuola

Viareggio 4 dicembre 2015 - «Il crocifisso non si tocca» e i genitori decidono di cambiare scuola al proprio figlio. E’ la delicata vicenda dai fragili contorni che a pochi giorni dal Natale vede protagonista proprio chi di questi tempi dovrebbe pensare solo a vivere con spensieratezza la festa più attesa dell’anno. Secondo quanto denunciato dai genitori di un alunno di una scuola versiliese, un’insegnante delle elementari avrebbe imposto al loro figlio di togliere il crocifisso che teneva al collo. La vicenda ha i contorni poco chiari e diametralmente opposta è la versione della scuola con la mestra che nega di aver mai tolto il crocifisso al bambino.

I genitori hanno comunque denunciato l’accaduto con una lettera inviata al provveditorato di Lucca, al sindaco del comune dove ha sede la scuola frequentata dal piccolo e alla scuola stessa: «Il 20 novembre scorso durante una lezione il bimbo è stato invitato dall’insegnante a togliersi il crocifisso che portava al collo. Con la sua insistenza la maestra l’ha messo in imbarazzo davanti a tutta la scolaresca, continuando ripetutamente a chiedere come mai lo avesse al collo e se ne conoscesse il significato. Facendo chiaramente capire che non era corretto portare tale simbolo a scuola e obbligando a riporlo in cartella. Il bambino, essendo rimasto comprensibilmente scioccato, non vuole più andare in quell’istituto dicendo che la maestra è cattiva e non gli vuole bene. Per questo motivo abbiamo già preso contatto con uno psicoterapeuta infantile a salvaguardia e tutela della salute di nostro figlio. Abbiamo inoltre deciso di rispettare il suo desiderio di non tornare più in quella scuola ed abbiamo pertanto già preso contatti con un altro istituto».

Ma la scuola dà un’altra versione.  L’insegnante tirata in ballo dalla famiglia, le sue colleghe, e soprattutto la dirigente scolastica, negano quanto affermato nella lettera inviata al provveditore e raccontano una storia completamente diversa. «Il bambino imprecava e la maestra, semplicemente, gli ha spiegato il significato del crocifisso che portava al collo».  «Siamo ancora scioccati da questa accusa – dice la preside – soprattutto dopo i nostri sforzi per cercare di dialogare con i genitori del piccolo da quando frequenta il nostro istituto». Provata dall’amarezza che contorna tutta la vicenda, la dirigente sostiene il lavoro fatto con le insegnanti e spiega con loro come sarebbero andate le cose. «L’alunno è stato sentito imprecare ripetutamente da una docente – spiega la preside – così lei gli ha detto che certe parole non si dicono mai e men che mai devono stare in bocca ad un bambino. A quel punto il piccolo avrebbe mostrato il crocifisso che portava al collo e la maestra, dopo avergli chiesto se conosceva bene il significato di quel simbolo, ha provato a spiegarglielo con cura».

I problemi però sembrano avere radici lontane. «Da quando il piccolo è stato trasferito in questo istituto – conclude la preside – abbiamo chiamato la famiglia almeno una decina di volte a confrontarsi con noi per capire come comportarci con il bambino, che risulta avere un rendimento particolarmente delicato. Siamo rammaricati dall’atteggimento di chiusura nei nostri confronti, specie dopo aver perfino elaborato dei progetti che avrebbero coinvolto tutta la classe ma che sono stati pensati appositamente per lui. Continuiamo a sperare in un’apertura al dialogo della famiglia». 

Sul caso è intervenuta anche la consigliera provinciale di centrodestra Mimma Briganti che non esclude interrogazioni in merito alla vicenda e che si è fatta portavoce della famiglia sostenendo che «il bambino è molto provato da questa storia, anche perché era molto legato a quel crocifisso che gli era stato regalato in parrocchia. I genitori vogliono evitare altri traumi all’intera famiglia, da molto tempo residente nella zona. E io frattempo mi auguro che non si ripetano più episodi simili».