Da Kirkuk ad Assisi, fuga per la vita di una famiglia cristiana minacciata dall’Isis

Ora sono in salvo ad Assisi. Nameer Kmosh: «Per sempre grati al Governo italiano e all’Istituto Serafico»

La famiglia di Nameer Kmosh all’arrivo in Italia grazie  a una catena di solidarietà tra Ministero, Ue e Serafico

La famiglia di Nameer Kmosh all’arrivo in Italia grazie a una catena di solidarietà tra Ministero, Ue e Serafico

Assisi, 27 novembre 2016- Una lunga, faticosa, pericolosa fuga dall’Iraq fino all’Italia. Una scelta dolorosa causata dalle minacce dei miliziani dell’Isis a una famiglia di Kirkuk: padre, madre e quattro figli, uno dei qualicon una paralisi cerebrale dalla nascita e un altro con gravi problemi alla vista. Nameer Kmosh, medico veterinario e sua moglie Elham, insegnante, oggi sono in salvo ad Assisi, città dove sono arrivati grazie alla mobilitazione dell’Itistuto Serafico che con il progetto «I letti di Francesco», ha deciso di estendere le cure del centro di riabilitazione anche ai bambini disabili gravi che fuggono da paesi in guerra. La famiglia di rifugiati ha trovato ad Assisi una casa e soprattutto un posto dove poter assistere i figli con disabilità.

Fino al 2014 quella dei Kmosh era una vita normale, serena a Kirkuk (il più grande centro petrolifero dell’Iraq), dove sia pure tra tante difficoltà hanno convissuto a lungo arabi sciiti e sunniti, curdi, assiri caldei e cristiani come Nameer e la sua famiglia. Poi con l’arrivo dei miliziani dell’Isis nel giugno del 2014 l’inizio dell’incubo: le minacce a chi era di diversa fede.

«Mi ritrovai con una pistolapuntata alla fronte: Conosciamo bene la tua famiglia di cristiani infedeli. Non avete il diritto di vivere in Iraq. Ve ne dovete andare, altrimenti vi uccideremo.... Ancora mi domando – dice Nameer – come siamo riusciti a salvarci». Per mesi, prima di reperire i documenti per la fuga, la famiglia di Nameer ha vissuto da reclusa in casa. Poi a settembre finalmente lo spiraglio e il viaggio fino in Giordania. E’ lì che la Chiesa locale e la Nunziatura di Amman accolgono la famiglia di cristiani iracherni. Le minacce di morte sono finite, ma i due figli disabili non possono fare adeguata riabilitazione e non hanno le medicine necessarie.

È Don Mario Cornioli, sacerdote toscano in servizio al Patriarcato Latino di Gerusalemme, a segnalare il caso al Serafico. «Questo istituto – dice oggi Nameer in inglese che sta cercando di imparare la nostra lingua ndr – è per noi il presente e il futuro. E’ la realizzazione delle nostre preghiere. La comunità assisana è fantastica. Grazie a Dio ora la nostra famiglia è serena. Ci auguriamo – conclude – di poter vedere un giorno tornare la pace, la stabilità e la sicurezza nel nostro Paese. Al momento purtroppo l’orizzonte è ancora scuro... ».