Fece arrestare il prof per ‘mazzette’. "Me ne vado, qui non mi vogliono"

Lo sfogo di Alfredo Garzi che denunciò il professor Appignani

Il professor Antonino Appignani

Il professor Antonino Appignani

Perugia, 17 ottobre 2017 - «ME NE VADO. Qui non c’è più posto per me. Formalmente mi hanno tutti chiesto scusa, ma di fatto non c’è nessun futuro professionale che mi coinvolga, il Rettore, dopo quello che è accaduto non mi ha neanche voluto ricevere». Le parole, amare, sono del professor Alfredo Garzi, che all’inizio dell’anno ha denunciato l’ex primario di chirurgia pediatrica del Santa Maria della Misericordia, Antonino Appignani, poi arrestato in flagranza di reato per concussione mentre intascava una mazzetta. Dall’inchiesta è emerso che l’indagato avrebbe preteso dal collega Garzi – professore aggregato di chirurgia pediatrica all’Università di Salerno - alcune migliaia di euro per proporre al Senato accademico perugino prima l’attivazione e poi la proroga di una convenzione con l’ateneo campano, che ha permesso allo stesso Garzi di intraprendere un progetto di chirurgia robotica pediatrica all’università umbra e all’ospedale di Perugia.

MA, MENTRE l’ultimo rinnovo, approvato con l’interessamento di Appignani, è prossimo alla scadenza, non sembrano profilarsi proroghe all’orizzonte. Il professor Alfredo Garzi parla in esclusiva con ‘La Nazione’ di quanto gli sta accadendo: «Entro novembre rientrerò a Salerno poiché, per il momento, l’ateneo e l’azienda ospedaliera perugina non hanno espresso alcun programma che mi riguardi. Da quando il professor Appignani è stato arrestato – racconta – mi sono confrontato, per quanto riguarda il mio futuro, con le più alte cariche dell’Ateneo e dell’ospedale, eccezion fatta per il Magnifico Rettore, che a tutt’oggi non mi ha ricevuto nonostante le ripetute richieste. Nel corso dei colloqui – dice – ho ricevuto formali scuse». Dopo la bomba esplosa il 19 maggio scorso con l’arresto dell’ex primario di chirurgia pediatrica, Garzi racconta di aver rilevato «l’assoluta mancanza di solidarietà da parte dei colleghi» e di aver provato «rammarico e amarezza per l’atteggiamento di chi non mi ha voluto ricevere, quasi fossi un untore».

PER QUESTO ha deciso di tornarsene a Salerno: «Inizialmente la ritenevo una sconfitta – spiega –, ora comincio a interpretarla come una vittoria nei confronti di un sistema che non ha perso l’occasione per mostrare limiti, debolezze e arroganza. Come può un panorama docente che fa quadrato intorno a chi delinque, pensare di formare nuovi professionisti che rispondano agli antichi principi ippocratici?» Non solo, Garzi racconta che molti colleghi gli hanno chiesto «se tutto quel che è accaduto è stato utile». «Lo è stato certamente sul piano della moralità e del rispetto della legge – afferma – anche se so benissimo che sul piano professionale avrò enormi svantaggi. Questo mi ha convinto ancor più di aver agito in modo corretto e ad andare fino in fondo per affermare giustizia con tutti i mezzi. Ritengo ignobile quello che ho subito sia sotto il profilo legale (per cui non spetta a me il giudizio), che per l’offesa subita. Quest’onta – conclude - è intollerabile, lo sono i silenzi di chi adesso mi ignora e mi tiene a distanza».