Vegani furiosi per l’arista nel menù. E’ bufera sul pranzo del partigiano

L’Anpi finisce nel mirino: "Sofferenza ignorata, tripudio di grigliate"

Cena partigiana (foto Attalmi)

Cena partigiana (foto Attalmi)

Prato, 21 aprile 2017 - Resistenza come sinonimo di libertà, sofferenza e ostinazione nel rivendicare i diritti contro gli abusi di potere. Valori cardine per ogni partigiano che si rispetti. Eppure c’è chi è pronto a metterlo in dubbio. A puntare il dito contro il comitato dell’Anpi Prato è «Lida», l’associazione italiana che difende i diritti degli animali. Nel mirino il tradizionale pranzo del partigiano, organizzato al circolo Arci di Borgonuovo per celebrare il 25 aprile. Il pomo della discordia? L’arista nel menù. Una scelta che ha mandato su tutte le furie l’associazione animalista. «In questo periodo è un tripudio di grigliate partigiane, pranzi e cene a base di cibo animale – sentenzia Paola Re, consigliera ‘Lida’ per Firenze – L’Anpi non ce la fa proprio a capire quanta resistenza dura e sofferta faccia un animale prima di diventare ‘arista’». Al centro delle critiche anche il circolo Arci di Borgonuovo. «Nello statuto nazionale dell’Arci c’è scritto chiaro e tondo che tra le iniziative prioritarie dell’associazione ci dev’essere l’impegno per la difesa degli animali – fa notare Re – Mi chiedo se il circolo di Borgonuovo si renda conto della violenza che viene esercitata su un animale destinato a diventare cibo. Allevare, macellare e mangiare animali è legale ma non tutto ciò che è legale è moralmente accettabile: l’Arci lo sa bene, in virtù delle battaglie che conduce, e proprio per questo mi sarei aspettata da questo circolo un messaggio diverso, una scelta che lasci fuori il cibo animale». Non si fa attendere la replica del circolo di via Lorenzo da Prato.

«Siamo sempre attenti e sensibili alle esigenze di vegetariani e vegani – chiosa Giorgio Mariotti, responsabile eventi e comunicazione – In questo caso la scelta dei piatti è stata presa in base ai costi. E dato che i soldi li mettiamo noi, sappiamo da soli cosa è meglio servire. Detto ciò, se ci viene comunicato, prevediamo sempre un’alternativa vegetariana. Chi pensava di criticare in maniera pregiudiziale, pensando che non fossimo sensibili a questo tema, ha proprio sbagliato circolo».

Dalla Resistenza dei partigiani nella Seconda Guerra Mondiale, all’opposizione per l’arista servita in tavola. Molti la prenderebbero come una provocazione di cattivo gusto, altri invece si trovano d’accordo con la causa animalista. «Da socia Anpi – spiega Daniela Cecchi – purtroppo devo evitare di partecipare a ogni evento ‘culinario’: condivido i valori dell’antifascismo, ma sarebbe ora che si cominciasse a capire che l’abuso sugli animali ha sempre più analogie con la prevaricazione nei confronti degli umani». Mauro Sanna rincara la dose («Non ci sono parole per esprimere lo sdegno verso simili manifestazioni») e chiude con una citazione di Gandhi: «Sapete come si misura la grandezza di una nazione e il suo progresso morale? Dal modo in cui tratta gli animali».

Alessandro Pistolesi