Pericolo amianto: servono soldi e prevenzione

L'appello: "Bisogna alzare la guardia su polveri e fibre"

Un momento del convegno

Un momento del convegno

Pistoia, 3 marzo 2016 - Quello degli esposti all'amianto «è un problema che va affrontato da più punti di vista: da quello della salute, garantendo le cure possibili e la prevenzione, dal punto di vista della previdenza e cioè quelli che sono stati sottoposti a lavorazioni o comunque cittadini che sono stati coinvolti dalle polveri, oltre poi alle iniziative per bonificare le aree che sono state coinvolte».

Lo ha detto il senatore Vannino Chiti, presidente della commissione delle politiche dell'Unione Europea, oggi a Pistoia dove ha partecipato ad un convegno sulle malattie professionali e sull'esposizione all'amianto, organizzato dal Comune e dall'Anmil (Associazione nazionali mutilati e invalidi del lavoro). «C'è qualche passo avanti - ha aggiunto -, nella legge di stabilità di quest'anno ci sono alcune risorse, non sono certamente sufficienti, ma sono stanziate per più anni, bisogna cercare di utilizzarle bene». «Se poi si calcola, come dicono i medici - ha concluso - che l'incubazione di una malattia grave, di tumori che derivano dall'esposizione all'amianto, può essere anche di trent'anni, dobbiamo affrontare la questione nel modo giusto, perché qui è in gioco la vita e la dignità delle persone, che vengono prima di ogni altra considerazione finanziaria o economica».

«Per il riconoscimento dei familiari degli ex esposti all'amianto, abbiamo presentato e sono stati accolti, alcuni emendamenti in legge di stabilità. Sappiamo che questo non basta, perché la questione amianto è una questione aperta in questo Paese, a partire dalla rilevazione, dal censimento dei siti, fino appunto al riconoscimento per gli esposti e per le famiglie degli esposti» ha sottolineato  Camilla Fabbri, presidente della commissione parlamentare di inchiesta per gli infortuni e le malattie professionali.

Dall'Anmil è stata ribadita la richiesta del riconoscimento anche ai familiari dei lavoratori esposti all'amianto, che si sono ammalati a loro volta, perché sono entrati in contatto in maniera indiretta con le fibre del minerale, portate a casa con le tute da lavoro. «Ci stiamo lavorando - ha aggiunto Fabbri -, le proposte di Anmil sono parte integrante del nostro lavoro e del nostro impegno»