Legge salva-debitori, il ricorso è con il contagocce

Pistoia ai primi posti in Toscana, ma le procedure aperte sono ancora poche unità

Spesso la controparte è una banca o una finanziaria

Spesso la controparte è una banca o una finanziaria

Pistoia, 22 agosto 2015 - E’ stata ribattezzata, in modo un po’ macabro ma forse efficace, "legge salva suicidi" e Pistoia risulta essere una delle province italiane che la utilizza più spesso. Ma si tratta di un dato relativo, visto che i numeri sono ancora bassissimi e che le possibilità aperte dalla legge 3 del 2012 non sono diventate una consuetudine diffusa. Anche molti addetti ai lavori ignorano, o quasi, le opportunità fornite dal provvedimento che venne approvato dal Governo Monti. Colpa, probabilmente, delle procedure un po’ complicate necessarie per la sua attivazione. Rivolgendosi al tribunale, un qualsiasi cittadino può chiedere un accordo con il proprio creditore (una banca, lo Stato tramite Equitalia), avviando una procedura di rientro che gli consenta di saldare soltanto la cifra che è in grado di corrispondere.

Per giudicare e valutare la richiesta, un "organismo di composizione della crisi" formato da professionisti contabili controlla la documentazione presentata dal debitore. A quel punto, il giudice può vietare in via temporanea azioni esecutive contro il ricorrente, come il pignoramento o il sequestro dei beni. Da parte sua, il creditore che accetta può beneficiare di risparmi fiscali.

Un salvataggio soltanto temporaneo, che pure potrebbe risultare utile a molte persone alle prese con difficoltà finanziarie ed economiche di ogni proporzione. Fino a oggi, i pistoiesi hanno fatto ricorso alla "legge salva suicidi" più dei cittadini di tutte le altre provincce toscane. Si contano venti procedure aperte, a fronte delle dieci di Firenze e delle dieci di Massa Carrara. Si tratta tuttavia di numeri in assoluto molto bassi: meno di sette per anno per quanto riguarda il nostro territorio. Come se non bastasse, le procedure chiuse con successo non sarebbero state che poche unità. La legge è ancora poco conosciuta e le maglie per poterla utilizzare molto strette, così il passaparola che di solito sancisce il successo di un provvedimento si è arenato alle prime battute.

Per spiegare l’insuccesso della legge del 2012 bisogna poi considerare che non riguarda le aziende, che possono utilizzare gli strumenti e le procedure, che si sono raffinate nel corso degli anni, che evitano la dichiarazione di fallimento consentendo il proseguimento delle attività.

"La legge – spiega Annalisa Cipriani, funzionario Cna – permette adesso di accedere a dterminate procedure anche ai piccoli imprenditori, soggetti che fino a pochi anni fa non avevano alternative al fallimento. Diversa la situazione per chi non ha attività commerciali. In ogni caso – sottolinea Cipriani – di sistemi e meccanismi per sostenere chi si trova in difficoltà, c’è un grande bisogno".

Anche il sistema pistoiese del microcredito mostra di ricorrere ad altre procedure per aiutare chi si rivolge ai suoi sportelli. "Purtroppo sono tantissimi – ricorda Roberto Fratoni, segretario della Misericordia – e per loro, a seconda delle situazioni, sfruttiamo le opportunità fornite dalle leggi anti usura. Spesso le persone che si rivolgono a noi hanno un debito con le società finanziarie che, pur di non perdere tutto, accettano la transazione".