Ragazzina grave dopo l'aggressione, la madre: "Viviamo nella paura"

Parla la mamma della giovane aggredita alla stazione

I carabinieri alla stazione (Foto Castellani)

I carabinieri alla stazione (Foto Castellani)

Pistoia, 7 aprile 2016 -  «Mia figlia è in un letto di ospedale, con i drenaggi attaccati e io non riesco a pensare che qualcuno possa di nuovo farle del male». Parla tra le lacrime, nel reparto di chirurgia del San Jacopo, la mamma della ragazzina che martedì pomeriggio, nel piazzale davanti alla stazione ferroviaria di Pistoia, è stata presa a calci e a pugni e ferita con profondi tagli alla schiena, inferti con un punteruolo. Gli aggressori, un uomo e una donna adulti, e due ragazzine minorenni, sono stati rintracciati dai carabinieri e denunciati in stato di libertà per lesioni personali aggravate in concorso. L’uomo, 35 anni, vive nel campo rom di Sant’Agostino, mentre la donna di 50 anni e le altre due ragazze minorenni, parenti dell’uomo, vivono in private abitazioni.

L’agguato sembra ormai certo che sia stato preparato dai quattro per vendicarsi della testimonianza resa dalla mamma dell’adolescente, durante alcune indagini portate avanti dagli uomini della Squadra Mobile su alcuni scippi commessi a Pistoia tra gennaio e febbraio.

Nella feroce aggressione è rimasto coinvolto anche il fidanzato della giovane, due anni più grande di lei, anche lui minorenne, che è subito intervenuto in difesa della ragazza: entrambi i ragazzi, che vivono nel pratese, sono stati sottoposti a un intervento d’urgenza e hanno una prognosi di trenta giorni. «Io non ho mai fatto del male a nessuno – chiarisce la mamma della giovane – e tantomeno mia figlia. Non ho mai fatto una denuncia, né sono stata io vittima dello scippo. Eppure, se la sono presa con mia figlia. Hanno rintracciato una ragazzina, una bambina, e l’hanno presa a calci e ferita con un uncino. Come faccio a vivere tranquilla ora?». «Martedì pomeriggio mi hanno chiamato i carabinieri – racconta ancora sotto choc la mamma – e mi hanno detto che mia figlia era al pronto soccorso, ferita. Ero a casa, ho lasciato tutto e sono corsa da lei. Quando mi hanno detto che aveva un polmone perforato mi è crollato il mondo addosso. Ho aspettato che finissero l’intervento e da quel momento non l’ho mai lasciata. Ora dobbiamo aspettare di poter togliere i drenaggi, mia figlia chiede di me anche per essere aiutata a mangiare e, nonostante questo, quello che mi fa più paura è domani, temo una nuova possibile ritorsione. Spero davvero che nessuno possa farle di nuovo del male».

E ieri mattina, in ospedale, la ragazza ha chiesto di poter vedere il suo fidanzatino. I due, infatti, sono ricoverati in reparti diversi, ma hanno espresso la volontà di potersi incontrare. L’esperienza che hanno vissuto, anche se terribile, li ha uniti ancora di più.