Caso Ragusa, "Roberta fu costretta a salire in auto. Poi Logli la uccise e distrusse il corpo"

Ecco cosa accadde quella notte in via Gigli secondo gli investigatori / CHIUSE LE INDAGINI / ROBERTA, LA PROCURA SCOPRE LE CARTE / FOTOSTORY

Roberta Ragusa, è mistero sulla sua scomparsa

Roberta Ragusa, è mistero sulla sua scomparsa

Pisa, 24 settembre 2014 - AI FAMILIARI di Roberta Ragusa l’aveva già confidato mesi fa e ora l’ha messo nero su bianco: l’avviso di conclusione delle indagini preliminari su Antonio Logli, oltre a quella del pubblico ministero Aldo Mantovani, infatti, reca anche la firma di Ugo Adinolfi. Il procuratore capo della Repubblica di Pisa ‘avanza ufficialmente in prima linea’ e, quindi, ora è a pieno titolo ‘coassegnatario del fascicolo processuale’ insieme al suo sostituto. Un atto per rafforzare il lavoro investigativo svolto in quasi tre anni.

«HO PRESO questa decisione — ha spiegato Adinolfi — perché voglio seguire in prima persona il processo e annuncio fin da ora che parteciperò alle udienze». Del resto il procuratore capo è sempre stato convinto della colpevolezza di Logli e già nel gennaio dell’anno scorso - in occasione del primo anniversario della scomparsa della sfortunata mamma di Gello - dichiarò che la «signora Roberta Ragusa era stata vittima di un omicidio volontario e che a commetterlo era stato il marito».

NELLA tarda serata di lunedì l’avviso di conclusione delle indagini è stato notificato dai militari del reparto operativo dell’Arma al difensore di fiducia di Logli - l’avvocato Roberto Cavani - che era stato convocato negli uffici del comando provinciale dei carabinieri. Il documento contiene - come prescritto dal codice di procedura penale - contiene la sommaria enunciazione del fatto per il quale si procede, delle norme di legge che si assumono violate, della data e del luogo del fatto.

IL PROCURATORE capo Adinolfi e il suo sostituto Mantovani accusano Logli di aver, la notte il 14 gennaio 2012, «costretto con violenza la moglie Roberta Ragusa a salire in auto, di averla uccisa volontariamente per poi sopprimerne il corpo al fine di assicurarsi l’impunità per l’omicidio e impedire in modo permanente il ritrovamento del cadavere».

«SONO sereno — si è limitato ad affermare l’avvocato Cavani, i legale di Logli — e ora chiederò di avere copia della documentazione relativa alle indagini espletate, che è stata depositata presso la segreteria del pubblico ministero. Se è vero, come ho sentito dire, che si tratta di migliaia di pagine, ritengo che, ovviamente, il termine dei venti giorni indicato dal codice non sia sufficiente per poter visionare tutti gli atti e decidere cosa fare. Quindi, certamente chiederò una proroga».