Missione pisana in Nepal, a breve il rimpatrio: "Doneremo il nostro materiale al Paese"

Finita la spedizione nel Paese colpito dal devastante terremoto. La Caritas di Pisa intanto ha indetto per domenica una colletta in tutte le parrocchie / I 36 ANGELI DEL GRUPPO CHIRURGIA D'URGENZA PARTITI PER IL NEPAL / IL VIDEO DELLA PARTENZA / VIA ALLA COSTRUZIONE DEL GRANDE OSPEDALE DA CAMPO

I medici pisani in Nepal

I medici pisani in Nepal

Pisa, 12 maggio 2015 -Ripartiranno per l'Italia entro il fine settimana i volontari del gruppo di chirurgia d'urgenza di Pisa e i vigili del fuoco specializzati nel soccorso in caso di terremoti che per due settimane hanno operato in Nepal assistendo la popolazione colpita dal sisma. Lo si apprende da Giuseppe Evangelista, presidente del gruppo di chirurgia d'urgenza dell'Azienda ospedaliero universitaria di Pisa. «La scossa di stamani - ha spiegato Evangelista - ha provocato ulteriori vittime ed è stata avvertita anche nell'area dove si trova il contingente italiano, dove c'è stato molto spavento ma per fortuna nessun danno. Non ci sarà comunque un secondo turno della nostra spedizione, perché il governo nepalese si è detto in grado di fare da solo. Noi comunque doneremo gran parte del nostro materiale al Nepal».

Il contingente italiano, che ha agito sotto l'egida del dipartimento nazionale della protezione civile, lascerà di fatto l'ospedale da campo ai nepalesi. Rientreranno in Italia solo le sale operatorie mentre il resto (tende e materiale sanitario) sarà spostato e rimontato a circa 10 chilometri di distanza dal luogo, nei pressi del confine con il Tibet, dove è attualmente allestito e dove sono stati curati migliaia di pazienti. Il materiale sarà funzionale ad un ospedale nepalese fortemente lesionato dal sisma del 25 aprile scorso. Intanto la Caritas di Pisa ha indetto per domenica prossima una colletta in tutte le parrocchie: «Tutti abbiamo potuto vedere l'immane tragedia che ha colpito il popolo nepalese - è l'appello dell'arcivescovo Giovanni Paolo Benotto - e se grande è stato l'impatto emotivo del momento, altrettanto è stato il calo di attenzione sui soccorsi che hanno stentato a muoversi in un Paese dove la povertà della maggioranza degli abitanti non ha mai fatto notizia. Siamo tutti consapevoli che anche qui da noi le necessità dei poveri stanno aumentando a dismisura anche per le migliaia d'immigrati che attraversano il Mediterraneo alla ricerca di pace e giustizia, ma non dobbiamo mai dimenticarci di chi è ancora più povero e abbandonato a sé stesso».