Diabetica, attraversa l’Italia in bici Monitorata dagli specialisti pisani

l caso di Mila Brollo. I medici: «L’attività fisica aiuta la terapia»

Milla Brollo

Milla Brollo

Pisa, 18 aprile 2016. In bici da Gemona del Friuli a Lampedusa contro lo stigma. È questa l’impresa di Mila Brollo, per la rete Mila Vagante, 58 anni, diabetica, madre di tre figli. Il 1° aprile è partita dal Friuli per il suo viaggio in sella a una bici a pedalata riabilitativa e assistita con l’obiettivo di percorrere più di 2mila km in circa due mesi. Durante il percorso, Mila fa tappe in città e località della penisola dove si organizzano eventi per accoglierla e parlare insieme a lei non solo di bicicletta e di diabete, ma anche e soprattutto, dei nuovi approcci metodici alla cura delle malattie mentali. L’associazione che supporta Mila, ‘Fareassieme.fvg’, è composta da utenti, famigliari e operatori della salute mentale e fa parte del movimento nazionale Le Parole Ritrovate

«Compio questo viaggio – racconta – per me, per chi, come me, ha il diabete e sa che pedalare aiuta». Nel suo viaggio viene costantemente monitorata dall’Università di Pisa. A seguirla è Giuseppe Daniele, ricercatore universitario all’unità operativa di malattie metaboliche e diabetologia dell’Azienda ospedaliero universitaria pisana: «Con questa impresa – dice – vogliamo dimostrare che anche per una malattia invalidante come il diabete l’attività fisica intensa non solo non è controproducente ma anzi può rendere maggiormente efficace la terapia farmacologica e andare in bicicletta è senza dubbio una delle scelte migliori». 

«Volevamo vedere l’effetto che aveva questa iniziativa sul diabete - aggiunge il dottor Daniele - e dopo una settimana si cominciano a intravedere i primi risultati che possono essere consultati, con aggiornamento in tempo reale, anche attraverso il blog www.biciterapia.it». Il monitoraggio dello stato di salute di Mila è assicurato da un cerotto-sensore che rileva la glicemia 24 ore su 24 e da un Arm-band, un bracciale che misura il dispendio energetico.

«È presto per tirare le somme - aggiunge - ma possiamo dire che i primi risultati sono confortanti e dimostrano che l’attività fisica non solo non crea nessun ostacolo, né controindicazioni al paziente diabetico, ma anzi può essere utile per rendere ancora più efficace la terapia tradizionale. Siamo convinti di dimostrare - conclude - che andare in bicicletta può essere un motivo di svago e divertimento e allo stesso tempo anche un efficace strumento per la cura della malattia». 

«I quattro anni di ricerca in America mi hanno consentito di stravincere sulla concorrenza e di aggiudicarmi il posto da ricercatore attraverso un bando pubblico. Per questo mi piace essere definito un ‘cervello che rientra’ perché avevo voglia di mettere a frutto in Italia le esperienze fatte all’estero». Così il dottor Giuseppe Daniele, 35 anni, ricercatore universitario pisano, parla del suo «ritorno a casa» dopo quattro anni trascorsi in Texas. E’ lui a seguire e monitorare la signora Mila Brollo, diabetica, che sta attraversando l’Italia in bicicletta.

«Ho fatto ricerca ad alto livello – spiega –, ma avevo voglia di tornare a casa e di mettere a frutto i miei studi sul diabete nel mio Paese. È stato proprio il gran lavoro svolto negli Stati Uniti che mi ha permesso di vincere il concorso: l’ampia produzione scientifica fatta in Texas mi ha spalancato le porte per ottenere il posto da ricercatore universitario». Daniele è medico ricercatore universitario presso l’unità operativa di Malattie Metaboliche e Diabetologia della Aoup ed è coinvolto in progetti di ricerca clinica finalizzati alla comprensione dei meccanismi alla base della relazione tra metabolismo energetico periferico e del sistema nervoso centrale nell’ambito della fisiopatologia del Diabete tipo 2.