Marcucci insiste sulla scossa: "Il Comune batta un colpo"

Il senatore del Pd a ruota libera

Andrea Marcucci (foto Borghesi)

Andrea Marcucci (foto Borghesi)

Lucca, 9 agosto 2015 - Senatore Marcucci, è agosto e i lavori parlamentari si sono chiusi. Tempo di bilanci, dunque: è soddisfatto dei risultati conseguiti? «Sì. Le riforme fatte in sei mesi dal Governo Renzi e dalla maggioranza si stanno concretizzando: quella del lavoro che giudico positivamente, con la possibilità di avere maggiore flessibilità per le assunzioni e che sta già dando risultati, quella della scuola di cui mi sono molto occupato come presidente della commissione competente, e sulla quale anche il ministro Giannini ha fatto un buon lavoro, con 100mila insegnanti che vengono stabilizzati e tanti edifici che verranno messi a norma; infine la rivoluzione della pubblica amministrazione: non è possibile che in un Paese moderno sia vissuta come un peso o come un avversario. Insomma, sono orgoglioso di quanto abbiamo fatto: non certo tappe conclusive però, piuttosto la partenza di un percorso».

Un percorso accidentato però. La minoranza del Pd a settembre darà battaglia sulla riforma costituzionale: si parla del rischio concreto di una crisi di Governo, e forse di urne anticipate. «Sono molto preoccupato. Per me è incomprensibile l’atteggiamento non costruttivo di una parte minoritaria del Pd: io sono stato per tanti anni minoranza all’interno del partito, ma mi sono sempre confrontato considerando l’unità della compagine un valore. Questo oggi non sta avvenendo, la minoranza ha dichiarato guerra. Continuo tuttavia a confidare che prevalga il buonsenso sulla riforma costituzionale ed elettorale. Certamente è un passaggio delicato non esente da rischi. Dobbiamo avere coraggio di andare avanti, dialogando con tutte le forze politiche».

Lei parla di molti risultati raggiunti, eppure l’economia non riparte e i dati sulla disoccupazione continuano ad essere da record. «Crediamo di aver creato i presupposti del rilancio e riteniamo che alcuni dati comincino a darci ragione. Essere troppo ottimisti è sbagliato, ma i presupposti per un rilancio ci sono tutti: basta saperli cogliere».

Tra le emergenze c’è anche quella dell’immigrazione. I cittadini sono arrabbiati. «Un’emergenza vera. Si deve continuare a lavorare sull’Europa affinché si faccia carico delle sue responsabilità. Poi c’è un aspetto di solidarietà e quello umanitario, bisogna salvare le vite e mobilitare maggiori risorse sul terriorio, perché l’impatto dell’arrivo dei migranti deve essere minimizzato, non creando ghetti o aree a loro dedicate, ma realizzando piccolissime comunità, in modo che nella vita quotidiana dei cittadini non cambi la percezione di sicurezza».

Veniamo alla situazione del nostro territorio. Lucca e la sua provincia hanno il presidente della commissione culturale del Senato, un ministro e ora, in Regione, anche un assessore e il presidente della commissione infrastrutture e trasporti. Ci sono le condizioni affinchè la Lucchesia possa finalmente spuntare qualcosa in più? Molti progetti sono al palo da decenni... «Oggi il quadro politico del nostro territorio si è profondamente modificato sia a livello governativo e parlamentare e recentemente anche a livello regionale: era un grande vulnus quello di non avere una rappresentanza di Lucca nella giunta della Toscana. Adesso abbiamo Marco Remaschi e due consiglieri come Ilaria Giovannetti, su cui lavoriamo per il futuro, e Stefano Baccelli, che ricopre un importante ruolo. Puntiamo finalmente sull’asse Nord-Sud per alleggerire il traffico, sul miglioramento della rete ferroviaria che già vede importanti lavori in Garfagnana, ma anche sul raddoppio della linea con Firenze e il nuovo ponte sul Serchio. Credo che Lucca, in un momento difficile come questo, sia nelle condizioni di pensare e portare avanti progetti fermi da anni».

Se non ci fosse la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, però, molti interventi sarebbero al palo... «L’attività svolta dalla Fondazione sia in ambito culturale ma anche a supporto delle infrastrutture è stata e sarà centrale e fondamentale, grazie alla lungimiranza di chi l’ha gestita in questi anni. E’ una fortuna che abbiamo rispetto ad altre città. Bisogna esserne fieri e orgogliosi, e creare condizioni per la più ampia ricaduta del territorio. Non sempre è accaduto: ad esempio il mio chiodo fisso è che, a fronte degli importanti investimenti fatti su Puccini, non ci sia stata la capacità di creare un’unica grande fondazione che avesse la forza per imporsi a livello mondiale. Anche se, a onor del vero, passi in avanti ne sono stati fatti».

Veniamo al capoluogo. L’amministrazione Tambellini non brilla per dinamismo: si è parlato in queste settimane di un rimpasto, con l’ingresso di renziani in giunta, ma tutto è naufragato. Siete stati voi a non voler entrare, o è stato il sindaco a non volervi? «La collaborazione del Pd con questa amministrazione è stata fattiva e percepita con chiarezza. Quella del rimpasto è una questione che riguarda innanzitutto il sindaco, a me semmai preme sottolineare che la giunta comunale di Lucca non può non avere assegnata la delega alla cultura, perché è un ambito su cui la città deve puntare. Il sindaco questa situazione la deve risolvere. Più in generale, ritengo che l’amministrazione Tambellini debba avere un rilancio di realizzazioni molto forte in questa seconda parte del mandato, e siamo tutti chiamati ad aiutarla: il resto sono chiacchiere che girano intorno alla politica. Non credo che ci sarà un rimpasto, e comunque la responsabilità della giunta ce l’ha il sindaco. Nessuno gli chiede nulla, però il Comune negli ultimi due anni deve battere un colpo».

Su cosa, ad esempio? «Penso che la vicenda mercato del Carmine, con le disponibilità finanziarie messe in campo dalla Fondazione Cassa, deve essere portata a conclusione e realizzata in tempi rapidi. Penso poi alla necessità di fare un accordo a lungo termine per la permanenza del Summer Festival, inoltre puntare sul polo dell’alta formazione con il rafforzamento di Imt e il maggior coinvolgimento su Campus, e ancora Lucca capitale della musica e il ruolo che il capoluogo deve avere nel contesto provinciale. Sono opportunità che la città non può farsi sfuggire: serve uno sforzo eccezionale da parte di tutti, saranno anni decisivi».

Non mancano nemmeno due anni alla primavera del 2017, quando si tornerà a votare per eleggere il sindaco di Lucca. Si dice che vogliate puntare su un’alternativa a Tambellini, mentre lui invece vorrebbe ricandidarsi. «E’ prematuro parlarne. Oggi è ancora il momento nel quale si deve amministrare bene e portare i risultati, dopo di che il Pd ha le proprie regole per la scelta del candidato. Lucca è una città importante: dopo la pesante sconfitta di Arezzo certamente bisognerà fare in modo che quell’episodio non si ripeta. Quindi dovremo fare tutte le valutazioni nel modo appropriato. Il partito a Lucca è vivo e dinamico, e a suo tempo scioglierà i nodi».

Il centrodestra, contrariamente al passato, stavolta potrebbe presentarsi unito. Vi impensierisce? «Ci può impensierire, ma è positivo: noi dobbiamo pensare a vincere per la proposta che scegliamo e che facciamo, non perchè non ci sono alternative».

Un altro tema caldo da dirimere sarà quello dell’ospedale unico della Valle-Garfagnana. «E’ una partita regionale. Il problema non è ospedale unico o meno, ma la qualità dei servizi sanitari erogati. Non accettiamo che ci siano cittadini di serie A e B. I sindaci della Valle del Serchio, attraverso una rinnovata unità con la Garfagnana, devono riprendere un fattivo confronto con la nuova Regione, per arrivare a raggiungere un obiettivo importante».

Senatore, dopo tanti discorsi seri chiudiamo con la domanda di rito in questo periodo. Vacanze? «Sì, con mia moglie. Prima tre giorni in moto sulle Alpi, poi una settimana nell’arcipelago Toscano, fra Capraia e l’Elba».