"I migranti sono a rischio tubercolosi"

Il dottor Tomasi, dirigente del dipartimento Asl di prevenzione: "Molti positivi al germe, ma non si trasmette facilmente"

Il dottor Alberto Tomasi

Il dottor Alberto Tomasi

Lucca, 19 agosto 2016 - Sta meglio il giovane extracomunitario, poco più che ventenne, ammalato di tubercolosi e ricoverato da una settimana nel reparto malattie infettive dell’ospedale San Luca. Era uno degli ospiti della tensostruttura di prima accoglienza delle Tagliate, gestita dalla Croce Rossa, dove il «tutto esaurito» è un eufemismo: le ultime statistiche indicano 175 immigrati accolti. Non è il primo caso di insorgenza di tbc al centro accoglienza delle Tagliate, dove da qualche giorno ne sono stati rilevati anche quattro di scabbia, anche questi non una novità. Il parere professionale del dottor Alberto Tomasi, dirigente del dipartimento Asl di prevenzione, è fondamentale per inquadrare la situazione.

«La tubercolosi – spiega – è la malattia del migrante . Su cento immigrati che arrivano da noi almeno 20-30 risultano positivi al test di Mantoux, ovvero hanno contratto il germe anche se non sviluppato la malattia. La malattia vera e propria affiora se le condizioni di vita risultano difficili, è chiaro che semplicemente il viaggio sui barconi rientra tra queste. Molti africani contraggono il germe da piccoli. Se sfocia in vera patologia, come nel caso del giovane ricoverato al San Luca, la cura è costosa e lunghissima. Va proseguita per mesi, oltre il ricovero, altrimenti si rischia la ricaduta».

Tomasi, ci può confermare, come ci risulta, che ci sono stati altri casi di tubercolosi provenienti dal centro delle Tagliate? «Sì. Capisco che tutto ciò desti preoccupazione, che il nome stesso faccia paura. Ma vorrei sottolineare che la tubercolosi non è facilmente trasmissibile, occorre un contatto prolungato. Sono molto più preoccupato per i giovani che non sono ancora vaccinati contro il morbillo e la meningite. Inoltre la tbc può uccidere ma solo senza cure. E’ insidiosa, perchè il germe si nasconde nelle sacche, tubercoli appunto, dentro i polmoni, dove realizza una piccola fortezza. Di solito si tenta di snidarlo attaccandolo con tre farmaci diversi e con la tenacia si riesce. Ripeto che è una malattia tipica di alcuni popoli, in tendenziale diminuzione in Italia, che denota scarse condizioni igieniche e che spesso si sviluppa nello stress del viaggio dei migranti. Il punto sarebbe farli vivere meglio. Il problema è molto complesso».

E per i quattro casi di scabbia? «Anche in questo caso il contagio è difficile. Si tratta di un parassita che scava gallerie sotto pelle, si trasmette è vero, ma in condizioni molto particolari. La cura in questo caso è più semplice. Basta una pomata specifica, che chiude i pori e non fa più arrivare l’ossigeno ai parassiti, che così muoiono soffocati. A questa si possono sommare altre infezioni. Ma vorrei tranquillizzare: la situazione al campo delle Tagliate è continuamente monitorata».