Il Giro del mondo a piedi partì da Livorno

Viaggio nel 1898 degli studenti Franciolini, Casali e Consonni. Un’impresa da 275mila chilometri

Da sinistra Gino Franciolini, livornese, Vudave Casali, lucchese  e Celso Consonni di Milano

Da sinistra Gino Franciolini, livornese, Vudave Casali, lucchese e Celso Consonni di Milano

Livorno, 24 novembre 2015 - Un viaggio epico, lungo sette anni e «camminato» passo dopo passo per quasi 275mila chilometri. Un secolo fa la passione per le imprese indimenticabili era forte, la curiosità per l’ignoto e il coraggio di sfidare i propri limiti erano davvero un segno distintivo dei cosiddetti esploratori. I «Globe Trotters» erano un gruppo di sette studenti, tutti iscritti all’università di Pisa, che il 25 agosto 1898 partì per tentare un’impresa a dir poco ardita: il giro del mondo a piedi. L’obiettivo? Fare ritorno a Livorno nell’agosto del 1906 per aggiudicarsi un premio di 10mila sterline. L’ingegner Gino Franciolini, livornese, era il capo della spedizione. Con lui altri sei giovani coraggiosi: il marchese Pica di Roccatagliata, astronomo, Celso Consonni, botanico, Vudave Casali, studente lucchese capace di parlare sette lingue (italiano, francese, inglese, arabo, greco, turco, tedesco e spagnolo) Maccaferri de Ferrari, Arthur Picquetti e un certo De Andreis. Ogni tre giorni inviavano un telegramma per comunicare la posizione, tenendo sempre di fronte la mappa. In questo viaggio colossale, che doveva dimostrare la resistenza fisica dell’uomo, i 7 studenti si dedicarono a ricerche archeologiche, a scattare foto di luoghi sconosciuti, prelevare campioni di piante e studiare le abitudini dei vari popoli. Il comitato che aveva promosso il viaggio era composto da personalità eminenti e generosi filantropi. Inoltre, spesso gli esploratori tenevano nelle università incontri nei quali raccontavano il viaggio tappa dopo tappa.

Capitolo equipaggiamento: «Biancheria di ricambio, un secondo paio di scarpe, una scatola di medicinali e un apparecchio fotografico. In tutto – spiegarono gli esploratori – un peso di 25 chili. Poi abbiamo aggiunto anche una carabina Winchester con 50 cartucce, un revolver e un coltello». Non tutti i «Globe Trotters» riuscirono però a tornare: per 4 di loro l’avventura si concluse ancor prima di lasciare l’Europa. Maccaferri fu assassinato dai briganti a Bitul-el-Bassam, De Andreis morì di tubercolosi in Bulgaria, Picquetti precipitò da un dirupo sui Balcani spezzandosi le gambe. Un altro di loro si innamorò e abbandonò il viaggio.

Furono il livornese Franciolini, Consonni e Casali ad andare avanti sull’onda di un grande entusiasmo anche mediatico. Gli esploratori furono attaccati dai lupi, in Turchia vennero arrestati per ordine del sultano, in Croazia persero la strada e pensarono al ritiro, infine a Trieste furono imprigionati – accusati di avere la peste – per poi evadere. Ecco l’itinerario: Italia, Austria, Croazia, Albania, Grecia, Turchia, Romania, Bulgaria, Serbia, Russia, Germania e Svizzera. Dall’Inghilterra si imbarcarono per l’America, visitarono Stati Uniti e Canada. Poi nell’emisfero sud: Argentina e Cile. Dell’Africa toccarono Marocco, Algeria, Libia ed Egitto. Infine l’Australia, il Giappone, la Cina e il grande ritorno a Livorno.