Un Natale senza Gino da 5 mesi rapito in Libia

Monterosso a fianco della famiglia del tecnico

Gino Pollicardo

Gino Pollicardo

Monterosso, 25 dicembre 2015 - E’ UN NATALE di angoscia, di attesa e di speranza a Monterosso, per tutti coloro che si stringono attorno alla famiglia di Gino Pollicardo, rapito dal luglio scorso in Libia insieme ad altri tre dipendenti della società di costruzioni Bonatti di Parma: Salvatore Failla, Fausto Piano e Filippo Calcagno. I quattro tecnici sono stati prelevati nei pressi di Mellitah, la notte del 20 luglio scorso. E da allora si attende la notizia della loro liberazione, senza che nulla trapeli sul lavoro del Ministero degli Esteri italiano per ottenere il risultato.

LA FAMIGLIA da cinque mesi vive con angoscia e speranza l’evolversi della situazione, anche alla luce del nuovo accordo Onu che potrebbe portare una maggiore stabilità nell’area. I familiari non rompono il silenzio stampa: la Farnesina ha chiesto di non rilasciare alcun tipo di dichiarazione, perché sono fasi cruciali. E così Ema Orellana, moglie di Gino Pollicardo, non rilascia commenti. Nel borgo la solidarietà è alta, gli amici di Gino si dicono certi che lui sia vivo e che, come in altri casi, possa essere rimesso in libertà dai suoi sequestratori, insieme ai colleghi che ne condividono la sorte.

A CASA Pollicardo, a Fegina, nella parte nuova di Monterosso, non sarà comunque possibile festeggiare in questo Natale. Non senza Gino. Lo attende la moglie, lo attende il padre e lo attendono i due figli. «Nonostante il silenzio che rispettiamo – ha dichiarato alle agenzie di stampa il sindaco di Monterosso, Emanuele Moggia –cerchiamo di mostrare vicinanza a questa famiglia. Per tuttaMonterosso non sarà un Natale sereno. Ma vogliamo sperare di riabbracciare presto il nostro Gino».