Sub morti sott'acqua, c’è un indagato. Giallo sulle bombole semivuote

Controlli all’attrezzatura. Merrcoledì 13 le autopsie delle tre vittime "HO FORNITO IO LE BOMBOLE AI SUB"/ LA TRAGEDIA / L'OBITORIO - FOTO / SGOMENTO DOPO L'ACCADUTO - FOTO

I tre sub morti alle Formiche: Giaimo, Cioli e Trevani

I tre sub morti alle Formiche: Giaimo, Cioli e Trevani

Grosseto, 12 agosto 2014 - UNA CERTEZZA. C’è un indagato per omicidio colposo plurimo per la tragedia all’Isola delle Formiche, dove sono morti tre sub perugini, Fabio Giaimo, 57 anni, Enrico Cioli 32 anni, e Gian Luca Trevani, 37. Un «atto dovuto», sottolineano gli inquirenti, in attesa che l’autopsia, in programma per domani da parte di un universitario di Siena chiarisca i contorni di una vicenda ancora avvolta nel giallo. Perché per tre subacquei, con abbastanza esperienza per scendere in sicurezza, morire contemporaneamente sott’acqua non può essere una drammatica coincidenza. Così, mentre gli investigatori sentono a tappeto tutto il gruppo di sub che era in immersione tra i 30 e i 40 metri, la magistratura ha sequestrato l’attrezzatura e soprattutto le bombole (che però sarebbero almeno parzialmente vuote) per stabilire se a uccidere possa essere stata l’aria sporca, come si dice in gergo, che è una delle ipotesi della guardia costiera. Ovvero, se caricando le bombole può esserci finito dentro il monossido di carbonio, una quantità innocua in superficie e letale sott’acqua.

«DOBBIAMO ricostruire molti passaggi – ha spiegato il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio – Fondamentali saranno gli esiti delle autopsie e le perizie su bombole e imbarcazione che abbiamo posto sotto sequestro. Ma c’è da lavorare ancora un po’ e soprattutto da attendere risposte». Ieri nel palazzo della procura di Grosseto è stato sentito anche Fabio Tancetti, 35 anni. E’ lui che ha cercato subito di aiutare Fabio Giaimo, il medico anestesista di 57 anni morto probabilmente per primo. Si erano immersi insieme lui e Tancetti. «Quando l’ho visto agitarsi – avrebbe raccontato ai magistrati – aveva già acqua nella maschera. Ho cercato di aiutarlo. Ma quando siamo arrivati in superficie ormai non c’era più niente da fare». E’ disperato. Così come lo sono coloro che si sono trovati ad assistere alla morte di tre appassionati subacquei. Se, però, per Giaimo è possibile ipotizzare un malore — anche se la certezza dovrà darla l’autopsia che sarà eseguita domani a Grosseto — che lo ha colto quando era già in profondità, resta un mistero capire che cosa possa essere accaduto agli altri due sub morti. Gianluca Trevani ed Enrico Cioli, 35 e 37 anni, erano distanti dall’altra coppia. Sembra quindi allontanarsi l’ipotesi che possano essere risaliti in fretta perché accortisi di quanto accaduto a Giaimo e quindi aver accusato malattie che si verificano nelle risalite di emergenza: emobolia o un barotrauma per aver trattenuto il respiro. I loro corpi non sono stati trovati insieme. Uno era in profondità e l’altro in superficie. Tutti elementi che serviranno ai magistrati per ricostruire la tragedia. Oltre alle autopsie, la procura ha disposto anche una perizia sulle bombole fornite dal diving Abc di Talamone. 

TRA I TESTIMONI sentito anche Marco Barbacci, l’istruttore che era con il gruppo: «Per un’ora ho tentato di rianimare Giaimo ma non ce l’ha fatta. Sott’acqua ha iniziato a battersi il petto ed è risalito, ma in sicurezza, come pure gli altri», spiega a La Nazione. «Ipotesi ne ho, ma non voglio scatenare un vespaio. Saranno le indagini a dirlo ma le bombole non le abbiamo caricate in barca. Ce le ha fornite il diving. Già pronte».