Cantieri tramvia, primo esame: un ingorgo da incubo

Alta tensione, labirinto davanti al Cto. Auto intrappolate: è subito caos per la chiusura di via Alderotti / FOTO

Polizia municipale (foto Umberto Visintini/NewPress Photo)

Polizia municipale (foto Umberto Visintini/NewPress Photo)

Firenze, 8 luglio 2014 - CLACSON CHE strombazzano, automobilisti che imprecano, vigili urbani che, con calma olimpica, cercano di spiegare la situazione. Si presenta così la rotonda di largo Palagi, quella che da un lato conduce al Cto e dall’altra in via Alderotti. Quella stessa via Alderotti chiusa da sabato per i lavori della linea 3 della tramvia. Le auto giungono in quel piccolo e stretto angolo e vengono respinte come le palline nel vecchio flipper. Gli ingorghi si formano ogni tre, quattro minuti. In particolar modo il problema maggiore nasce quando ai mezzi provenienti da viale Morgagni si sommano quelli di via del Pergolino. Tra gli automobilisti c’è chi la prende con filosofia, chi si lamenta in modo contenuto e chi inveisce contro i lavori e chi li ha decisi. Durante la mattina c’è anche un piccolo fuori programma, quando il proprietario di una Smart se la prende con un vigile, reo di averlo bloccato e di aver consentito il deflusso del traffico nella parte opposta alla sua.

QUALCHE PAROLA fuori posto ma, tutto sommato, nulla di grave. Attimi di tensione invece si sono registrati all’arrivo di un’ambulanza, che sarebbe poi dovuto entrare al centro traumatologico ortopedico. La quantità di auto presenti in quel momento alla rotonda non ha consentito che il mezzo di soccorso potesse entrare subito all’ospedale. Sono stati necessari cinque minuti circa, tutto l’impegno degli agenti della Municipale e il senso civico degli automobilisti. Un’emergenza che si ripete altre due volte, in meno di mezzora. Segno evidente che questo tipo di dinamica, nella zona ospedaliera della città, si potrà ripetere con cadenza quasi matematica.

LA SITUAZIONE non migliora se ci si sposta in piazza Dalmazia. Qui, intorno alle undici del mattino, si formano lunghe code, che partono fin dall’ex cinema Adriano. Un serpentone che, molto lentamente, si snoda e giunge, nel novanta per cento dei casi, in zona Careggi.

«È UN DELIRIO, ed è solo l’inizio — sottolinea Raniero Casini, portavoce del coordinamento 20 gennaio, un gruppo che raggruppa al suo interno ben otto comitati — L’aspetto che più mi colpisce è la totale mancanza di voglia di cercare un dialogo. I negozi della zona rischiano di chiudere, il traffico è in tilt e tutto per un’opera assolutamente inutile. Siamo stanchi di sentirci dire che siamo il partito del no. La tramvia è un’opera tre volte assurda: perché, con il sottoattraversamento della città dovuto all’alta velocità si libereranno binari per poter creare una sorta di metropolitana leggera in superficie. In secondo luogo, i benefici ambientali si potranno vedere solo tra dieci, quindi anni. Ma nel frattempo le attività commerciali avranno chiuso i battenti e i residenti saranno scappati. Infine il dato politico: si tratta di un progetto vecchio, superato, che certe logiche di palazzo tendono a nascondere». I meno preoccupati dell’emergenza traffico della zona sembrano essere gli scooteristi. Oltre ai soliti che si districano tra improbabili zig zag e frenate repentine, c’è poi chi sceglie di passare a mezzi meno idonei ma decisamente più rapidi. Sono almeno tre le moto che, vista via Alderotti chiusa, invece di fare il lungo e noioso giro, decidono di salire sul marciapiede e percorrere la strada delle polemiche. Dimenticandosi però della pericolosità del gesto. Sui marciapiedi infatti ci camminano le persone, giovani ed anziane. A piedi o sulla propria carrozzina a rotelle.

I COMMERCIANTI continuano a mostrare la propria preoccupazione e il proprio risentimento. «Capisco i lavori, capisco la necessità di questa opera. Ma il Comune ha il dovere di interessarsi anche a noi — ha sottolineato Antonio Marcellini, titolare della ferramenta — L’aspetto che ritengo più importante è il rispetto dei tempi. Se veramente il 7 agosto si riparte, con grandi difficoltà, dovremmo riuscire a sopravvivere. Ma se, come capita sempre in Italia, i tempi saranno raddoppiati, noi chiuderemo. Strada chiusa significa zero lavoro».

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