Processo Magherini: "Non ci siamo accorti che stava male. Non gli ho dato calci"

Testimonianza di uno dei carabinieri accusati per la morte dell'ex calciatore. Una volontaria della Croce rossa: "Volevamo togliergli le manette, ma ci dissero che era pericoloso"

Riccardo Magherini (New Press Photo)

Riccardo Magherini (New Press Photo)

Firenze, 9 febbraio 2016 - Al processo per la morte di Riccardo Magherini (avvenuta il 3 marzo 2014 mentre veniva arrestato dopo aver dato in escandescenze per strada) depone Vincenzo Corni, uno dei quattro carabinieri a processo. Quando, ammanettato a terra, ha smesso di agitarsi, «ho pensato fosse una quiete apparente. Non ci siamo accorti che stava male, io non sono in grado di valutarlo. Ho pensato, visto lo sforzo che aveva fatto, che poi si fosse placato, di solito accade così», ha detto Corni, l'unico accusato di percosse, oltre che di omicidio colposo. Con i militari, sono imputati due volontari della Croce rossa. Dopo averlo ammanettato a terra, ha raccontato il militare, «aspettavamo il medico, eventualmente per un Tso. Secondo me Magherini poteva tornare ad agitarsi, di lì a poco».

I primi ad arrivare furono i volontari della Croce rossa. Corni ha detto di non aver impedito loro di avvicinarsi a Magherini, di averli avvertiti che poteva essere pericoloso e di aver detto loro che avrebbero potuto togliergli le manette. Un volontario si avvicinò a Magherini: «Disse di aver sentito il respiro - ha spiegato il militare - e questo mi tranquillizzò. Io ho fatto l'operatore di polizia, loro sono gli operatori sanitari, io non sono in grado di fare l'operatore sanitario». Fu l'infermiere, arrivato in un secondo momento con la medicalizzata, a iniziare le operazioni di rianimazione. Corni è accusato di percosse perché alcuni testimoni hanno detto di averlo visto dare dei calci a Magherini, quando era a terra: «Non ho dato dei calci - ha detto il militare, rispondendo in aula - L'unico piede che ho mosso è stato per far leva sulla spalla di Magherini, quando era a terra. Lui si muoveva, io dovevo tenere l'equilibrio, forse la percezione di chi vedeva da dietro era che stessi dando calci». L'imputato ha anche detto di non aver fatto pressione sul torace di Magherini: una delle ipotesi è che la morte sia legata anche ad asfissia.

Sentita in aula anche Janeta Mitrea, volontaria della Croce rossa, a sua volta imputata al processo per la morte di Magherini. «La collega due volte chiese ai carabinieri se era possibile togliere le manette» a Magherini, per valutare le sue condizioni, ma «le risposero che era pericoloso, perché solo in quattro erano riusciti a tranquillizzarlo» ha detto Mitrea. «Non mi impedirono di avvicinarmi - ha aggiunto - ma se mi dicono che è pericoloso è chiaro che non devo avvicinarmi, io non sono un super eroe». La collega, «che aveva più esperienza, lo fece: «Ma per mettere il saturimetro - ha detto la volontaria - si è dovuta far spazio fra due carabinieri». La volontaria ha poi detto di aver visto «un carabiniere a cavalcioni su Magherini» e che la collega, ascoltata a sommarie informazioni in una stanza dell'ospedale, «accanto al cadavere di Magherini», poi le ha detto «che alla fine loro non avevano voluto farle scrivere di un ginocchio sulla schiena per immobilizzarlo e che lei» quando si era avvicinata a Magherini «non aveva visto che respirava, ma aveva solo avuto la sensazione di aria calda. Mi disse che alla fine aveva detto quello che volevano loro».

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