Forteto, la lunga mano di Roma. E il gigante diventò (quasi) intoccabile

Ma sugli affidi dei minori la Regione vuole una nuova commissione d’inchiesta

Fiesoli nella sua casa di Pelago (foto Riccardo Germogli/esclusiva la Nazione)

Fiesoli nella sua casa di Pelago (foto Riccardo Germogli/esclusiva la Nazione)

Firenze, 20 giugno 2015 - NELL’ESTATE 2013 il Forteto, la comunità-cooperativa mugellana condannata per abusi sessuali sui minori affidati dal tribunale, con il suo profeta Rodolfo Fiesoli confinato fuori dai pm, il vecchio vertice della cooperativa azzerato dai rinvii a giudizio, e una dura ispezione appena conclusa, sembrava a un passo dal commissariamento. Sembrava. Perché dopo le conclusioni degli inviati del ministero sono cambiate tante cose. Compreso un Governo. E quello che pareva scontato, è stato ribaltato.

Quando la coop veniva rigirata come un calzino dai due inviati di Roma, il premier si chiama Enrico Letta e il ministro competente è l’ex sindaco di Padova Flavio Zanonato. I due commissari, nel loro resoconto, lasciano poche speranze all’allora presidente della cooperativa Stefano Morozzi, succeduto allo ‘storico’ Stefano Pezzati: suggeriscono la «gestione commissariale» in quanto faticano a distinguere le differenze tra comunità, fondazione e cooperativa e hanno rilevato demansionamenti e ritorsioni verso chi è parte civile nel processo che si sta incardinando. Sopra alle firme, c’è una data: 10 agosto 2013.

La palla passa al Ministero, che nell’ottobre successivo, ufficializza alla presidenza del consiglio regionale e alla commissione per lo sviluppo economico, la «sussistenza» delle condizioni per il commissariamento e la trasmissione degli atti all’ufficio competente per «l’eventuale adozione del provvedimento». La decisione è dunque in stand by. Quelli del Forteto non restano però con le mani in mano. Adottano un codice etico e compiono alcuni aggiustamenti statutari secondo i rilievi mossi dai commissari. E nel frattempo, succede anche un bel polverone a livello politico: all’inizio del 2014 decade il premier Enrico Letta e al suo posto si issa Matteo Renzi. Cambiano anche i ministri: non più Zanonato ma Federica Guidi allo sviluppo economico e nella squadra di governo entra anche Giuliano Poletti, ex leader di LegaCoop, colosso che, tutt’ora, non esita a difendere l’assetto del Forteto e la sua estraneità ai delitti per cui sono stati condannati una fetta cospicua di soci lavoratori. E così, dopo aver disposto un supplemento d’indagine e dato modo alla cooperativa di mettersi a posto, il Ministero respinge la richiesta di commissariamento.

Il Forteto ha vinto. E vince anche pochi giorni prima della sentenza – che inchioda anche la coop al risarcimento dei danni alle vittime di abusi sessuali e psicologici –, quando in Mugello si conclude un’altra ispezione straordinaria «che conferma la bontà e correttezza» della gestione.

Di sicuro, il gigante mugellano con più di cento soci, tra persone fisiche e aziende che conferiscono sopratutto latte (bovino e ovino per un totale di quasi 7 milioni di litri), è una colonna portante dell’economia toscana del settore agroalimentare, capace di fatturare una quindicina di milioni all’anno, esportando anche all’estero, e dare lavoro a 34 dipendenti esterni. Ma ora, un coro bipartisan, dal forzista Mugnai al sindaco di Firenze, Nardella (Pd), torna a chiedere il commissariamento. E la Regione potrebbe istituire una nuova commissione d’inchiesta, che punta al livello più alto di responsabilità sugli affidi dei minori alla comunità di Fiesoli.

Stefano Brogioni

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