Racket degli abiti usati. Cittadini-detective fotografano di notte i falsi volontari

Sono 24 in città i finti cassonetti per la raccolta di abiti usati

Furto in un cassonetto della Caritas (foto NewPressPhoto)

Furto in un cassonetto della Caritas (foto NewPressPhoto)

Firenze, 14 ottobre 2017 - L’ultimo blitz è di poche settimane fa. Ma il copione è lo stesso di ogni notte da almeno 4 anni: il furgone bianco che inchioda, l’autista che scende, sfodera le chiavi del lucchetto e lo apre. Poi svuota cencio dopo cencio la pancia da 1.800 litri del cassone della raccolta abiti usati. Il tempo di accatastarli, chiudere il portellone e ripartire. Ma a immortalare l’ultimo passaggio di un meccanismo perfetto che da anni munge tonnellate di abiti infilati dai fiorentini nei cassonetti tarocchi della raccolta indumenti usati, stavolta, ci hanno pensato alcuni cittadini-detective di via Fra Bartolommeo e via Baracchini ma anche altre strade come via Boito. Stanchi di trovarsi sotto gli occhi quella che potrebbe essere, a tutti gli effetti, una truffa che offende il buon cuore dei fiorentini. Quei cassonetti non sono altro che gemelli quasi identici agli oltre 350 raccoglitori Caritas, l’unica nel nostro comune che può effettuare raccolta degli indumenti in aree pubbliche.

Ma accanto al circuito ufficiale se ne è affiancato uno non autorizzato: quello dei 24 raccoglitori abusivi censiti dagli ispettori ambientali dell’ex Quadrifoglio. Copie quasi perfette alle quali manca solo il logo del progetto Ri-Vesti, la convenzione, cioè, fra Palazzo Vecchio, Alia e Caritas che autorizza la coop S. Martino a raccogliere, stoccare e riciclare gli indumenti nell’area ecologica di San Donnino. Ai container tarocchi manca anche il via libera all’occupazione del suolo pubblico rilasciata dal Comune. Per questo motivo, degli abiti infilati in quei raccoglitori color beige anziché giallo limone (colore scelto invece dalla Caritas), non si sa niente. Né come vengano riciclati, né a chi siano destinati e in quali tasche finiscano i profitti di vendita e riciclo.

La certezza è che il business parallelo c’è tutto. Ogni bidone autorizzato a fine anno raccoglie quasi 4 tonnellate di materiale che moltiplicate per i 24 cassonetti-abusivi segnalati fanno un fardello da 256 tonnellate in 12 mesi. Stracci che, per i furbetti del riciclo, potrebbero valere oro. Dal 2013 sul giro d’affari sta indagando la polizia municipale che però, finora, non sarebbe riuscita a pizzicare nessuno in possesso della chiave dei cassoni gemelli durante le fasi di raccolta. L’operazione lampo spesso, infatti, avviene nel cuore della notte. Ad aiutare i caschi bianchi, però, stavolta, c’è la prova regina di alcuni cittadini che hanno documentato scatto dopo scatto la raccolta e la sosta di uno dei furgoni. Il dato choc: gli svuotamenti, in media, avverrebbero una volta ogni 3 settimane. Il segnale, cioè, che dalle pance dei cassoni abusivi ogni mese escono decine di tonnellate di indumenti.

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