Mostro di Firenze, un giallo senza fine. L’ombra lunga dei depistaggi

I mille lati oscuri della caccia ai mandanti

Giampiero Vigilanti (Fotocronache Germogli)

Giampiero Vigilanti (Fotocronache Germogli)

Firenze, 30 luglio 2017 - IL SECONDO livello, i mandanti. Quasi un’ossessione, che ha portato anche ad errori e perdite di tempo, nella lunga storia giudiziaria dei delitti del mostro di Firenze. Adesso, gli inquirenti tornano a sondare quel mondo che avrebbe commissionato e pagato per i delitti e i feticci. Ma la nuova inchiesta bis, condotta dai procuratori Paolo Canessa e Luca Turco, punta anche ad altro: i depistaggi.

Quello più clamoroso, se venisse confermata la strada intrapresa dai carabinieri del Ros, potrebbe essere proprio quello riguardante Giampiero Vigilanti, l’ex legionario che, dopo essere stato perquisito alla fine del 2013, ha cominciato a parlare, parlare, parlare. Già perché nel 1985, pochi giorni dopo l’ultimo delitto degli Scopeti (in cui vengono uccisi i francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili) e prima che Pietro Pacciani venga attenzionato dalla squadra antimostro, nell’inchiesta spunta proprio Vigilanti. Ma nonostante il suo passato «choc», le frequentazioni in Mugello, i ritagli di giornali sui delitti del mostro custoditi in casa, questa pista viene subito abbandonata. Perché? E’ quello che vuole oggi spiegare un secondo filone dell’inchiesta, aperta dopo l’esposto firmato dall’avvocato dei francesci, Vieri Adriani, che punta il dito proprio sull’ex legionario ma anche sulle eventuali connessioni con il momento storico dei delitti delle coppiette.

E si torna al «secondo livello». Lo dice la sentenza che condanna i «compagni di merende» di Pacciani (nel frattempo già morto), Mario Vanni (all’ergastolo) e Giancarlo Lotti (24 anni) che qualcuno «ordinava» le macabre uccisioni. E’ lo stesso Lotti a confermare che dopo il delitto arrivava una figura nell’ombra, parlando di un «fagotto», abbandonato vicino al luogo dell’omicidio, in cui venivano racchiusi i feticci asportati alle donne. Di questo particolare è Lotti, in paese conosciuto come “Katanga”, a riferire a proposito del delitto del 1984, a Vicchio (vittime Pia Rontini e Claudio Stefanacci) e dell’ultimo degli Scopeti. Un medico pagava per i feticci, disse agli inquirenti. Ma finora, la ricerca dei mandanti è stata un buco nell’acqua. La procura identificò infatti nel farmacista di San Casciano, Francesco Calamandrei, persona ritenuta vicina anche al medico perugino Francesco Narducci, un esponente del «gaudente» secondo livello. Quasi una setta, secondo la ricostruzione dell’accusa, dedita a festini a base di sesso, spennellate di esoterismo, bisognosa di feticci per questi riti. Ma in tribunale, con il rito abbreviato, l’avvocato Gabriele Zanobini smontò punto per punto le accuse e riabilitò la figura del farmacista del paese amico di Vanni e Pacciani, mentre la procura non tentò neppure la strada del ricorso in appello.

Oggi, c’è un altro medico nell’inchiesta, lo tira in ballo Vigilanti nei suoi interrogatori fiume. A dir la verità, di Francesco Caccamo, oggi 86 anni, ne parlò sempre l’ex legionario nel 1985, dopo quell’improvvisa perquisizione. Disse di essere stato alla Boschetta, il punto in cui il mostro aveva ucciso l’anno prima, proprio dopo una visita al suo medico curante, che all’epoca viveva in Mugello.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro