Il precedente / Rogo nell'ex mobilificio, l'uomo è morto per salvare i documenti

Il capannone fungeva da rifugio di fortuna per molte persone, accolte adesso in tende di emergenza

L'incendio di Sesto fiorentino nell'ex mobilificio Aiazzone (Germogli)

L'incendio di Sesto fiorentino nell'ex mobilificio Aiazzone (Germogli)

Sesto Fiorentino (Firenze), 12 gennaio 2017 - Dopo il terribile rogo di ieri sera nell’ex mobilificio Aiazzone di via Avogadro all’Osmannoro, occupato nel dicembre 2014, nel quale ha trovato la morte un uomo di 44 anni, Alì Muse, ora il dramma è legato all’accoglienza delle circa cento persone (quasi tutte somale) che erano presenti nell’immobile.

Intanto emerge un particolare che rende ancor più drammatica la vicenda di Alì Muse che in un primo tempo si era salvato dal rogo: "L'uomo è morto, secondo quello che hanno detto i sopravvissuti, perché è rientrato per cercare di recuperare i documenti, che per lui erano la cosa più importante perché cercava di ricongiungersi alla moglie e ai due figli che abitano in Kenya", racconta Serena Leoni, coordinatrice dell'associazione Medici per i diritti umani che assiste la comunità che occupava lo stabile. Un particolare confermato anche da un amico della vittima, Ismail, che racconta come Alì Muse fosse già praticamente uscito per poi rientare alla ricerca dei documenti.

Ieri notte intorno alle 2 sono state allestite due tende da campo in piazza Marconi, a poca distanza dal negozio Ikea, dove gli occupanti del capannone distrutto sono stati sistemati per passare la notte. Nonostante tutti gli sforzi, infatti, non è stato possibile trovare né sul territorio di Sesto né di Firenze o dei Comuni limitrofi una struttura in grado di ospitarli.

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Le persone salvate dall’incendio, in maggioranza maschi anche molto giovani, quasi tutti extracomunitari in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato, infatti non hanno voluto essere divise e sistemate in diverse sedi. In queste ore il Comune di Sesto sta prendendo contatti con la Prefettura, il Comune di Firenze, la Regione e altre istituzioni ed amministrazioni per poter trovare una soluzione per una accoglienza temporanea ma, al momento, non è stata individuata alcuna soluzione. Ieri intanto le operazioni di spegnimento e bonifica dell’incendio (che potrebbe essere stato innescato anche da un braciere o una piccola stufetta) sono terminate, a cura dei Vigili del fuoco di Firenze e Prato intervenuti con decine di uomini e mezzi, intorno alle 2 del mattino.

Sul posto anche la Protezione civile, le forze dell’ordine, la polizia municipale di Sesto e diverse ambulanze inviate dal 118. I controlli operati dagli stessi vigili del Fuoco hanno permesso di appurare che all’interno dell’ex mobilificio non erano rimaste persone, quindi anche l’ipotesi di possibili dispersi per fortuna non si è concretizzata. Oltre al 44enne somalo, recuperato in condizioni disperate e morto nonostante i soccorsi tempestivi ed il massaggio cardiaco operato per più di 15 minuti dal medico della Misericordia di Sesto, nell’incendio sono rimaste intossicate altre due persone ma in maniera non preoccupante. Resta ora il dramma di circa 100 persone cui trovare una sistemazione ma anche le polemiche per una situazione nota da tempo e salita anche alla ribalta delle cronache in più occasioni ma mai risolta

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