Agguato in curia, Baschini scrive a Papa Francesco: "Io innocente, Sollicciano carcere disumano"

Alla vigilia dell’Appello l'uomo condannato per l'attentato scrive una lettera anche a Betori: «Preghi per i magistrati» AGGUATO IN CURIA - LO SPECIALE /

Poliziotti nell’androne della curia dopo l'attentato a monsignor Betori

Poliziotti nell’androne della curia dopo l'attentato a monsignor Betori

di STEFANO BROGIONI

Firenze, 8 febbraio 2015 - Grida la sua innocenza ma denuncia pure le condizioni «disumane» di vita dentro il carcere di Sollicciano. Elso Baschini, classe 1938, condannato in primo grado a dodici anni e mezzo per il tentato omicidio di don Paolo Brogi e le minacce all’arcivesco di Firenze, Giuseppe Betori, lo fa con diverse lettere indirizzate anche allo stesso Betori, affinché «preghi per quei magistrati»: quelli che lo hanno già giudicato colpevole e quelli che martedì riprenderanno in mano il suo caso giudiziario, nella prima udienza del processo d’Appello che ripercorrerà l’agguato in Curia del 4 novembre del 2011.

BASCHINI, che, ricorda nelle sue lettere, ha passato l’infanzia in un orfanotrofio e gran parte dei suoi quasi 77 anni in carcere, è una persona molto religiosa: ha scritto anche a «Sua Santità» Papa Francesco, oltre che ad altre personalità politiche compreso Renzi e Berlusconi.

«Legga per piacere l’urlo di ’giustizia’ che le arriva dall’ultimo della terra», scrive il condannato al Papa.

«Non abbiamo nemmeno il diritto alla salute, a causa della fauna e microfauna regnante a Sollicciano – dice ancora il detenuto -. Con le ripetute disinfestazioni e tre cambiamenti dei materassi in tre mesi, forse hanno diminuito la fauna ma noi detenuti siamo ristretti in celle singole in tre detenuti, con molto meno di tre metri quadrati e nelle celle a tre ci sono sei detenuti».

Baschini, che è stato per un periodo ricoverato a Torregalli per le sue precarie condizioni di salute, denuncia «centinaia» di «risse tra bande, accoltellamenti sotto le docce o autolesionismi» che si ripetono nel penitenziario. Ma lui, «per autopunizione, una forma di protesta non violenta contro l’ingiusta detenzione», ha deciso di non uscire dalla «cella-pollaio» da quasi tre anni. «Niente ora d’aria, niente cinema, niente campo sportivo, niente scuola, niente visita medica, niente teatro, niente chiesa. Esco dalla cella-pollaio solo per la doccia, se l’acqua è calda, o per l’avvocato». Lui stesso, avrebbe delle costole rotte dopo una lite in cella per il volume della televisione: aveva chiesto di abbassare.

E il suo legale, Cristiano Iuliano, è preoccupato dell’atteggiamento dell’anziano. «Baschini si sta lasciando morire», dice. Sono falliti anche i tentativi di una detenzione alternativa: era stata individuata dall’avvocato una comunità, ma di fatto l’istanza è stata rigettata. Va detto che il collegio aveva disposto una perizia per Baschini, reputatto «non incompatibile con il regime carcerario», ma questi si è rifiutato di sottoporsi all’accertamento, fornendo di fatto le motivazioni del no alla sua scarcerazione.

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