Asilo aziendale? Un sogno. Troppi vincoli per le medie imprese

Il piano della Sebach, le incertezze di Adacto

un asilo

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Empoli, 13 luglio 2017 - Dalle baby sitter «on demand» agli psicologi aziendali, dalla possibilità di tariffe agevolate per mandare i figli ai campi estivi, alle borse di studio: laddove lo Stato non arriva, arriva il datore di lavoro. O almeno questo dovrebbe accadere se il ‘welfare di impresa’ fosse una realtà consolidata e non un’utopia.

Nell’Empolese Valdelsa le aziende di dimensioni piccole e medie si prendono cura dei propri lavoratori con gli strumenti a disposizione per incentivare il sistema di welfare, ma gli ostacoli non mancano. Le difficoltà a mettere in atto una rete di servizi o benefit pagati dall’impresa di cui i dipendenti possono godere è confermata da Adacto, agenzia empolese di comunicazione digitale, con sedi anche a Milano e in Messico.

Dei 60 dipendenti, la metà lavora nella sede di via dei Cappuccini. «Il welfare aziendale – spiega Andrea Cinelli, cofondatore – a oggi non è applicabile. Le condizioni non ci consentono di strutturare servizi in modo rapido e semplice. Un esempio. I miei dipendenti sono tutti in età giusta per diventare genitori. Questo mese abbiamo tre nascite in calendario: ma la difficoltà percepita dai lavoratori neo genitori è effettiva. Non si riesce ad avere un dimensionamento tale da potersi permettere servizi reali di welfare. Le future mamme non possono accedere ad alcun tipo di benefit: molti decidono di lasciare il posto di lavoro per avvicinarsi alla famiglia ed avere quel supporto che l’azienda non è in grado di offrire. Sono tanti i ragazzi che arrivano da Pisa, Firenze, Siena o Livorno e che una volta diventati genitori preferiscono accorciare le distanze».

Per una giovane mamma, un nido aziendale sarebbe fondamentale «ma noi da soli non riusciamo – lamenta Cinelli- Dovrebbe essere un obiettivo perseguito dalle associazioni di categoria, dalle amministrazioni. Rendere condiviso ciò che le grandi aziende (vedi Sesa, ndr) riescono a fare».

Per un’azienda che fa fatica a mettere in piedi un progetto di welfare ce n’è un’altra che invece sta organizzandosi proprio in questa direzione. Fresca del riconoscimento Best Workplaces 2017, Sebach sta implementando un suo PianoWelfare Aziendale (PWA). «Con questo imminente piano – anticipano dall’azienda leader nel noleggio di bagni chimici – abbiamo deciso di stanziare per ogni lavoratore un budget economico da spendere attraverso l’utilizzo di benefit prestabiliti, utilizzabili dal dipendente o dai suoi familiari». Affinché il piano welfare risulti plasmato sulle effettive esigenze dei dipendenti, Sebach ha sottoposto un questionario ai lavoratori. «Welfare vuol dire migliorare la qualità della vita lavorativa ed il rapporto vita-lavoro ed è proprio quello che vogliamo implementare, sempre di più. Quasi tutte le dipendenti hanno usufruito di tutto il periodo di maternità facoltativa consentito dalla legge».