Patuelli (Abi): legnata per le banche dalla Ue, siamo imbestialiti

Duro commento del presidente dell'associazione bancaria italiana sulla scelta dell'Europa di impedire l'intervento del fondo interbancario

Antonio Patuelli, presidente Abi (ANSA)

Antonio Patuelli, presidente Abi (ANSA)

Arezzo, 28 novembre 2015 - Il salvataggio di Banca Marche, Banca Etruria, CariFe e CariChieti è «una legnata per le banche italiane, siamo imbestialiti» con la Commissione europea. E ancora: «I tedeschi possono salvare i propri istituti con i soldi pubblici e l'Italia no, non è possibile». Usa questi toni il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli, per contestare il recente provvedimento adottato dal Governo e dalla Banca d'Italia, sotto la regia di Bruxelles, per rimettere in carreggiata i quattro gruppi a un passo dal fallimento.

Più da vicino ciò che contesta il numero uno dell'Abi - oggi sul palco della Camera di Commercio di Brescia per un convegno sullo sviluppo del territorio - è la decisione della Commissione europea di ricorrere al fondo di risoluzione anziché al fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), come peraltro si stava prospettando. Da qui l'intervento del fondo di risoluzione, ovvero del 'bazooka dotato di munizioni di tutte le banche italiane e che viene utilizzato appositamente per evitare il dissesto di una banca. In questa circostanza, quindi, i mezzi che saranno utilizzati per ricapitalizzare le banche ammontano a 3,6 miliardi di euro.

In particolare, ha spiegato, Patuelli, «siamo imbestialiti perché tutte le banche italiane stanno per pagare le conseguenze di questi dissesti, in un'Europa che peraltro salva una banca di Amburgo in Germania proprio con gli aiuti di Stato e quindi con fondi pubblici. Il fastidio che provo è che il Fitd, composto da tutte banche private, fin da luglio aveva predisposto le delibere e gli atti necessari per questi salvataggi e con minor oneri». Tuttavia, «i bisbigli di burocrazie Ue hanno rallentato questi procedimenti, senza mai presentare un diniego scritto che sarebbe stato giuridicamente impugnabile. Hanno così costretto il Governo e la Banca d'Italia a compiere l'intervento che era divenuto urgente e doveroso, ma la cui responsabilità a monte è degli uffici della Commissione europea, che hanno preferito quello più costoso e tardivo agli altri più anticipati e meno costosi».

L'affondo di Patuelli ha trovato l'immediata sponda di Alessandro Azzi, numero uno di Federcasse, l'associazione che raggruppa le banche del credito cooperativo. Il salvataggio delle quattro banche «è uno scherzetto che costa alle Bcc 230 milioni di euro. Patuelli è stato diplomatico nel dire che siamo infastiditi e imbestialiti, per noi delle Bcc questo nervo scoperto lo è ancor di più e non si può agire con rassegnazione. Un'Europa così significa che sta deragliando, qualcosa va fatta. Dovremmo valutare questa situazione e all'occorrenza con delle impugnazioni».