Martina, parla il babbo: "Conosco mia figlia, non poteva essersi uccisa"

"Gettarsi con addosso solo gli slip? Lei non era così, era la sua prima vacanza da sola, mai depressa. No, hanno ragione i Pm: è stata aggredita"

Bruno Rossi

Bruno Rossi

Arezzo, 26 novembre 2016 - Lui ci ha sempre creduto. Non solo: ha sempre combattuto perché i riflettori sulla morte della figlia rimanessero accesi e scacciassero quell'ipotesi di suicidio per lui impossibile. Lui, il padre Bruno Rossi, dal 2011 impegnato a chiedere la verità sulla morte di Martina. Ora l'inchiesta che si chiude con questa ipotesi di caduta legata alla fuga da un tentativo di stupro

«È la conclusione più logica. Credo che la procura abbia preso una decisione meditata, basata sui dati di fatto».

Però se non fosse stato per la sua ostinazione,non si è mai accontentato della prima versione della polizia spagnola, non saremmo arrivati alla riapertura delle indagini in Italia e poi all’avviso di chiusura nei confronti dei due giovani aretini. «Conoscevo bene mia figlia. Non aveva nessun motivo per gettarsi dal sesto piano di una camera di albergo. Non aveva mai manifestato propositi suicidi, non era depressa. Era la prima volta che andava in vacanza da sola. E poi quella caduta con indosso soltanto le mutande. No, Martina non era così».

Martina spogliata dei pantaloncini  e che cerca di sottrarsi allo stupro scavalcando il terrazzo. Le pare lo scenario più plausibile? «E' la stessa ricostruzione che aveva fatto il Pm Biagio Mazzeo prima di passare le carte ad Arezzo. Sì, credo che sia andata così, che mia figlia sia stata aggredita».

Che vorrebbe dire a questi due ragazzi,  anche loro ventenni. «Non ho rancori personali. Ma non si sono mai fatti vivi con me e mia moglie. E soprattutto non hanno soccorso Martina. Difficile perdonarlo».