
Cinzia Mutti con la figlia Chiara nel punto in cui si può solo proseguire a piedi
Molti di loro erano gli stessi che a fine gennaio 2014 furono tagliati fuori dal mondo a causa della frana che fece crollare l’accesso alla frazione. Costretti per otto mesi a sopportare disagi di ogni tipo, incluso l’obbligo, per raggiungere casa, di fare a piedi una salita ripidissima trasportando spesso oggetti di prima necessità. Gli abitanti di Vitoio mai avrebbero pensato a undici anni di distanza di ripiombare in quell’incubo e di trascorrere una Pasqua che più amara non si può, circondati da uno scenario apocalittico.
Per raggiungere la frazione collinare si sale da Vallecchia uscendo dalla provinciale e si attraversa la verdeggiante Solaio. Poi si viene proiettati in un altro mondo. L’asfalto passa dal grigio al marrone della terra franata, ai bordi scorrono fiumi di acqua, anche quella marrone, e i tornanti sono pieni di mini smottamenti e crepe. La parola "fine" arriva un chilometro prima del centro abitato: le transenne del Comune impediscono di proseguire a piedi. Bisogna lasciare la macchina dove capita – chi prima arriva, prima posteggia – e rispetto al 2014 non c’è nemmeno il parcheggio all’ex cava, a valle, perché l’area è stata acquistata da un privato. Lo sguardo va oltre le transenne, dov’è stato spazzato via tutto, con la strada franata lato mare e il monte che si è improvvisamente aperto. Attraverso la nuova voragine scende una cascata che prosegue passando sotto la strada, miracolosamente intatta grazie al cemento sottostante, altrimenti l’isolamento sarebbe stato totale. È da lì che i residenti devono passare, a piedi, per qualsiasi necessità, con l’aggravante che non hanno nemmeno l’acqua potabile. "La frana ha rotto un tubo e la cisterna si è svuotata – raccontano Cinzia Mutti e la figlia Chiara Federigi a nome della decina di famiglie che popolano Vitoio – e siccome le autobotti non possono passare, Gaia ci ha detto di utilizzare la fontana pubblica tra via Solaio e via Borgo Biagi, lontanissima dalle nostre case. Il gestore però ci è anche venuto incontro e si è detto disponibile a portare l’acqua fino alle transenne, che sono però a un chilometro dalle nostre case: immaginate come deve essere piacevole trasportare a mano bottiglie piene d’acqua e quant’altro. Non siamo messi bene". E oggi, come detto, ci sarà poco da festeggiare: nessuno rinuncerà al pranzo pasquale, ma far la spesa, lasciare la macchina a valle e portare tutto in casa dopo un chilometro a piedi, passando sotto un monte che si spera non si svegli più, regala sensazioni cupe. "Che il sindaco ci porti un ovetto a tutti – ironizzano Cinzia e Chiara – sperando non ci siano emergenze gravi perché da qui un’ambulanza non riuscirebbe a transitare. Non pensavamo di rivivere questo incubo dopo quello del 2014".
Disagio, ma anche tanta rabbia. Il versante franato, quello che beffardamente regala un panorama mozzafiato vista mare, è lo stesso che gli abitanti avevano segnalato un anno fa al Comune. "C’erano delle crepe che non ci facevano stare tranquilli – concludono – ma l’unica cosa che fecero fu mettere delle ’toppe’ di catrame. Proprio in quel punto è venuta giù la strada insieme a parte del guard rail. Senza contare che ha già ceduto, in parte, la strada già sistemata anni fa dopo la frana del 2014. E come se non bastasse ci hanno detto che c’è sempre il rischio che caschino altre fette di strada e che pertanto dobbiamo passare a piedi con passo svelto.
Daniele Masseglia