
I lavoratori della Patrimonio Srl col sindaco Leonardo Betti prima dell’assemblea (foto Umicini)
Viareggio, 7 ottobre 2014 - Il forziere della Patrimonio Srl è come il gonnellino del disneyano Eta Beta: dentro c’è di tutto. Con la bufera scatenata ieri da sindacato e lavoratori, ecco che c’era impiattato tra le palline di naftalina: le tasse riscosse e non riversate all’ente non sono 27,1 milioni come trascritto nelle relazioni dei revisori dei conti, bensì circa 44 milioni. I 27,1 milioni sono a saldo tra il dare e avere col comune, e quindi hanno implicazioni potenzialmente importanti per la Corte dei conti ed eventualmente per la Procura della Repubblica: deciderà chi di dovere. I 17 milioni di differenza tra i 44 milioni di tasse riscosse dai cittadini e non versate al comune, e i 27,1 che di fatto ancora il Comune deve avere, costituiscono quanto negli anni la Patrimonio ha trattenuto per erogare pagamenti per conto del comune: servizi contrattuali ed extra contrattuali senza corrispettivo del comune, probabilmente nemmeno messi a bilancio comunale come contropartita, e quindi di fatto, nel caso, debiti fuori bilancio da riconoscere da parte dell’amministrazione comunale (o dell’incombente organo straordinario di liquidazione).
Ma niente paura, questi 27,1 milioni residui che il comune deve "avere" o riconoscere sono già stati ricompresi, insieme ad altre meraviglie, nel totale delle potenzialità passive elencate dai revisori in aggiunta al disavanzo d’amministrazione del 2013, portando così il totale del "buco" a 86,5 milioni. Poco meno degli 88 milioni di sofferenze che La Nazione aveva calcolato a Primavera, e per ciò presa a bastonate dai mujaheddin del sindaco Betti. E’ vero che abbiamo sovrastimato la sofferenza di 1,5 milioni, ma i revisori hanno definito "provvisorio il loro totale": nel 2015 ne vedremo delle belle.
Il problema reale per il risanamento del dissesto è che il debito della Patrimonio verso il Comune è carta straccia: infatti l’Srl deve versare 27,1 milioni di tasse riscosse, ma dal Comune deve riscuotere 22 milioni di crediti societari, più 5,8 milioni per le attività del 2008. I 22 milioni sono servizi da accertare resi per conto del Comune (illuminazione, impianti sportivi, tutto quel che sta per saltare perché il comune è al verde e la società pure). I 5,8 riguardano il Poa 2014, approvato in assemblea dei soci ma mai arrivato in consiglio comunale, e per giunta decurtato rispetto agli 8,5 milioni del 2013 ancor oggi necessari. Talché da mesi i fornitori della Patrimonio, che ora hanno chiuso i rubinetti, devono avere 3,5 milioni di crediti e la dottoressa Grazia Caldana è riuscita a tenerli buoni con le chiacchiere, ricevendo un solo decreto ingiuntivo. Mentre domani Gian Luca Ruglioni definirà con l’Agenzia delle entrate il contenzioso sul reddito d’impresa dell’Srl, col riconoscimento di 6,8 milioni di perdite del 2004-05, che aveva portato al pignoramento del magazzino da parte di Equitalia.
Il disastro è epocale (il rischio debiti fuori bilancio potrebbe salire così verso i 40 milioni), ma per un anno e mezzo il sindaco Leonardo Betti non se ne è occupato. Così come ha scaricato come difficilmente esigibile i famosi 103 milioni di tasse evase da recuperare: il che non esime, la giunta come l’organo di liquidazione, dal recuperare il recuperabile. Ma si è perso tempo nel braccio di ferro del "chi fa le notifiche", pensando di bypassare la Patrimonio con un service esterno (o usando i 70 lavoratori dell’Srl e rischiando di mandarli a casa): finché ora, dal Ministero, è arrivato il consiglio di fare subito le notifiche per i primi 10 milioni in scadenza entro metà novembre coi lavoratori della Patrimonio. "L’ispettore del Mef ha visto le carte del Comune, e la Corte dei conti conosce le relazioni dei revisori del Comune — ha detto un arrabbiatissimo Gian Luca Ruglioni — E’ per questo che ora anch’io manderò alla Corte dei conti la mia relazione coi miei conti della Patrimonio che nessuno è mai venuto a verificare".