Veronesi non molla e chiama in aiuto Dante

"Mi attaccano per le simpatie di destra: basta con l’egemonia culturale della sinistra, anche Puccini era un uomo della destra"

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di Beppe Nelli

Uno contro tutti? Mica tanto. Il maestro Alberto Veronesi, presidente del Comitato nazionale del Centenario pucciniano, è sotto il fuoco del centrosinistra ma non sembra solo. Anzi. Dei tre sindaci che gli hanno dato l’aut aut per lettera, quello di Lucca, Mario Pardini del centrodestra, sembra defilarsi. A dare manforte ai primi cittadini di Viareggio (Giorgio Del Ghingaro) e di Pescaglia (Andrea Bonfanti) arrivano le forze di sinistra: a Viareggio Pd e Lista Bonaceto chiedono le dimissioni del compositore. Ma lui, candidato in Lombardia col partito della premier Giorgia Meloni, sembra blindato dal governo. E annuncia: "Per ora il comitato va avanti come può. Se non ci sarà il numero legale andremo avanti con ciò che è già stato deliberato. Non si può fermare perché un gruppo del Pd credeva di fare un comitato a propria immagine e somiglianza per gestirlo secondo i propri capricci. Non sarebbe una scelta opportuna per un Paese civile".

Ma Veronesi ormai è parte di una vera crociata contro il Pd e, in particolare, l’egemonia culturale che da decenni sembra essere appannaggio della sinistra italiana. Così la battaglia delle onoranze pucciniane diventa una guerra totale sulla cultura, a partire da Dante: "Il Ministro Sangiuliano ha detto chiaramente che bisogna smantellare l’idea dell’egemonia della sinistra nella cultura italiana. Sono d’accordo. Le parole su Dante sono totalmente condivisibili. Dante ha scritto il “De Monarchia“, ha incontrato l’imperatore Arrigo VII chiedendogli di mettere fine all’anarchia italiana di Comuni e Repubbliche. Non credo che fossero opinioni di un uomo di sinistra. Invece Sangiuliano è stato attaccato come se Dante fosse stato un socialista ante litteram. La stessa ragione per cui in Italia Giacomo Puccini è stato considerato a lungo un autore minore da una sinistra di establishment culturale che lo snobbava perché era dichiaratamente uomo di destra".

Ormai la diatriba sulla gestione del Comitato non è più amministrativa. E’ diventata braccio di ferro politico, processo ideologico della Santa Inquisiione, con l’abbrivio di chi ha contestato Veronesi per le simpatie verso Fdi. Così il maestro dilaga: "Puccini era di destra, era ammiratore di Bismark, di Crispi, del primo Giolitti. Poi ha salutato con simpatia il primo governo Mussolini. Puccini era libero. Oggi invece si vorrebbe dire che esiste un reato di opinione. Alcuni membri del Comitato Nazionale Celebrazioni Pucciniane, di cui sono presidente, mi chiedono le dimissioni perché mi sono candidato con il partito di Giorgia Meloni in Lombardia. Si era già visto con la vicenda di Calenda durante i ballottaggi: se sei di sinistra sei un genio, appena provi simpatia per la destra diventi un ignorante e un incapace. Non credo che il Comitato Puccini debba rispondere al Soviet di Firenze, non credo che il Pd, poiché non gestisce più il Comitato in prima persona, si possa arrogare il diritto di chiuderlo. Confermo che non farò alcun passo indietro dalla Presidenza del Comitato e dico chiaramente che alla cultura non si può applicare la camicia di forza del conformismo di sinistra. Basta egemonia culturale. Liberiamo la cultura".

Anche Puccini trasse ispirazione da Dante con la vicenda del meraviglioso "Gianni Schicchi". E dall’Inferno esce anche Malebranche con la sua frase "musicale" più bella: "Ed elli del c. avea fatto trombetta". Ha una sua attualità, tra tante liti di politici arruffati e scontenti.