"Vas in ritardo, ma l’erosione sta avanzando"

I Paladini Apuoversiliesi temono danni ambientali ed economici a causa del progetto di ampliamento del porto di Marina di Carrara

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Ancora nessuna notizia sulla Valutazione ambientale strategica (Vas) a cui è assoggettato il nuovo piano regolatore del porto di Marina di Carrara, con l’erosione della spiaggia che continua però il suo inesorabile percorso. Ad accendere di nuovo i riflettori sull’annosa questione sono i Paladini Apuoversiliesi, in prima linea dalla notte dei tempi per dimostrare come l’attività del porto sia strettamente legata al progressivo deperimento dell’arenile. Tant’è che la presidente Orietta Colacicco propone di istituire l’imposta pigouviana, dal nome dell’economista inglese Arthur Cecil Pigou che la ideò un secolo fa, in modo da applicarla a chi risulterà essere direttamente responsabile del fenomeno erosivo.

"La Vas è uscita dalla fase di ’scoping’ – spiega Colacicco – cioè dalla fase in cui i soggetti ambientalmente competenti potevano inviare le loro osservazioni. In realtà la fase è terminata a fine marzo, ma forse a causa degli attacchi hacker di aprile, con la chiusura del sito del ministero della transizione ecologica, solo recentemente abbiamo letto che si è in attesa del piano e del nuovo rapporto ambientale.

Ci vuole tempo, quanto ancora non è dato sapere, ma intanto l’erosione avanza: a A Forte dei Marmi l’inclinazione della battigia, da tempo evidente a Vittoria Apuana, sta raggiungendo veloce il pontile". Al di là del danno ambientale, secondo i Paladini Apuoversiliesi c’è molto di più, come sottolinea ancora Colacicco: " E’ un grave danno economico perché a rischio, e già compromessa, è l’intera economia del turismo apuoversiliese, per un valore di oltre 3 miliardi di euro e 40mila posti di lavoro tra stabilimenti balneari, alberghi, negozi, bar, ristorantie agenzie immobiliari. Alla scomparsa dei posti ombra corrispondono meno camere, acquisti, pasti, consumazioni, minor valore delle case. Una catena". Da qui la proposta dell’imposta pigouviana, che Colacicco ritiene possa essere una soluzione ragionevole: "Consiste nella tassazione di un’attività economica che produce esternalità negative per la collettività, al fine di disincentivare e ridurre il ricorso a tale attività. Una tassazione talmente alta da scoraggiare il proseguimento dell’attività con un costo uguale al danno causato. Si passi alla imposta pigouviana subito – conclude – anche per i danni subiti e in essere: sarebbero trovate le risorse per risanare la costa, visto che per ripascere 13 chilometri servirebbero più di 32 milioni di euro".