"Una guerra quotidiana, fermiamo la strage"

L’impegno di Stefano Pezzini, padre di Elisa, contro i sinistri mortali. "Nei giovani non c’è molta consapevolezza dei pericoli"

di Sergio Iacopetti

"Troppo spesso il cittadino comune, ma anche le istituzioni, non si rendono conto che il problema degli omicidi stradali può, anzi deve, essere paragonato ad una guerra. Una guerra che lentamente abbiamo iniziato a combattere. Una guerra che dobbiamo vincere perché anche se salviamo una sola persona, diceva Dario Fo, abbiamo salvato il mondo intero". Stefano Pezzini padre di Elisa – vent’anni, ginnasta della Raffaella Motto, deceduta a seguito del terribile incidente subito nella tragica notte del 7 giugno 2015 mentre era alla guida di uno scooter – ha dato vita, assieme alla moglie Simona, ad una associazione “Il Sorriso di Elisa“ e dal 2016 si batte per portare all’attenzione pubblica la necessità di contrastare il fenomeno degli omicidi stradali.

Stefano, le ultime drammatiche notizie riguardano la morte del ciclista Davide Rebellin e quella di 4 giovanissimi a San sepolcro. Le nostre strade non sono sicure?

"La situazione è drammatica".

E senza speranza?

"Io sono un positivo per natura e debbo esserlo a maggior ragione dopo la tragedia che mi ha sconvolto la vita. Qualcosa in questi anni è pur stato fatto".

E cosa è stato fatto?

"Penso all’introduzione della legge sull’omicidio stradale, del 2016, e che ha inasprito le pene nei confronti di chi si porta via la vita di un innocente anche solo per una distrazione".

Legge proposta da Stefano Guarnieri che ha perso un figlio in un incidente...

"Stefano, grazie all’amico Roberto Sgalla, è stata la persona che mi ha invogliato a dare vita alla nostra associazione".

Il “Sorriso di Elisa“ cosa fa nello specifico?

"Fa divulgazione sopratutto nelle scuole e lo fa in sintonia con la Polizia e medici. Io stesso da anni giro per le scuole, anche fuori regione, per raccontare cosa mi è capitato".

Cosa nota dai banchi quando parla?

"Noto tanto interesse in particolare fra i bambini che sono più ricettivi. Hanno domande dirette e capiscono la drammaticità degli eventi che racconto loro. Man mano che l’età degli ascoltatori sale, si fa un po’ più fatica...".

Come sarebbe a dire?

"Voglio dire che i ragazzi più grandicelli e sopratutto gli adulti tendono a sminuire questo problema".

E perché?

"Perché la cosa sembra non riguardarli. Sono abituati a considerare la macchina parte della routine quotidiana e non capiscono che è più pericoloso guidare che prendere un aereo".

Siete riusciti a portare avanti progetti importanti e in tanti comuni versiliesi.

"Per fortuna sì. A Viareggio ci siamo battuti per l’installazione di due autovelox lungo via dei Lecci. A Lido di Camaiore, in via Trieste abbiamo inaugurato dei semafori intelligenti, ad esempio".

Conosce personalmente il neo ministro degli Interni, Matteo Piantedosi. Lo vedrà?

"L’ho sentito poco tempo fa e lo incontrerò. Vorrei invitarlo al 6° Memorial Elisa che si terrà il prossimo 10 marzo, ma oltre a lui ho tanti progetti con Marco Scarponi, fratello di Michele Scarponi, altro asso del ciclismo ucciso mentre era in sella alla sua bicicletta".