Sarà un camminata silenziosa, in cui il silenzio "non è assenza di convinzione o di pensiero, ma necessità di rientrare dentro di noi, di cercare di raccogliere quelli che – spiega don Luigi Sonnenfeld – sono gli elementi fondanti di un’umanità di cui andare fieri". Una camminata promossa dal Forum della Pace della Versilia che, questo pomeriggio alle 17, partirà dal Municipio, "che è la casa di tutti", per arrivare fino a via Coppino. Al marciapiede, davanti alla ditta Cantalupi, dove sarà posato “Un fiore per Said“.
Ucciso per aver rubato una borsetta. E, per questo, condannato anche da vittima, in un cortocircuito della realtà e della ragione da cui non è immune nemmeno una parte della politica. "Quello che è accaduto e le reazioni che ha generato – prosegue Sonnenfeld – manifestano quanto complesso sia il problema sollevato da questo tragico evento". Il conflitto, che ci attraversa quotidianamente, tra chi ha e chi non ha.
Dalla chiesina dei pescatori in Darsena, dove anche Said (come aveva scelto di farsi chiamare quando è arrivato in Italia) si è affacciato di tanto in tanto nel suo vagare in cerca di un posto, don Luigi questo contrasto, spinto fino all’eccesso, lo osserva ogni giorno. "In pochi metri quadrati convivono persone povere e ricchissime; persone che dormono su una panchina con una coperta della Caritas e che possiedono meravigliosi yacht, dove arrivano in elicottero". Un convivere di esistenze agli opposti, nella miseria e nel lusso, "che non possiamo ignorare, ma elaborare ed affrontare".
La camminata silenziosa "non sarà dunque la fine, ma l’inizio di un percorso che ha al centro del suo muoversi il concetto di pace, di umanità e di giustizia" aggiunge Marco Montemagni. L’idea di posare un fiore nel luogo dove Said ha incontrato la morte diventa il gesto concreto "per raccoglierci accanto alla sua famiglia, agli amici, per riumanizzare la figura di quest’uomo, quella di tutti i Said, e anche di noi stessi – prosegue Giorgio Menchini –. Condividere questo bisogno, questo sentimento di umanità, al di là di ogni ideologia, crediamo sia un modo per riunire la comunità in un momento difficile come quello che stiamo attraversando".
Una comunità che si è spaccata anche di fronte alla morte, "in cui la violenza, in tutte le sue forme, appare ormai strutturale" denuncia Maria Amelia D’Agostino. "E se non si dimostra più rispetto nemmeno per il valore della vita – conclude Letizia Debetto – dobbiamo domandarci allora su quali valori si basa, oggi, la nostra società".