Era l’inizio della seconda estate del nuovo millennio, un periodo carico di speranze e voglia di creare qualcosa di nuovo. Ed in effetti il Twiga fu una rivoluzione, sicuramente positiva. Perché 23 anni fa ha cambiato il modo di fare intrattenimento di notte ma ha sdoganato il piacere di vivere la spiaggia per tutto l’arco della giornata, ben oltre il tramonto. Il valore aggiunto che la Versilia sino a quel momento non aveva sfruttato in pieno. Una Versilia che negli anni Sessanta aveva cavalcato l’onda del rinnovamento nel concetto di fare turismo. Un processo corroborato dal boom economico e incentivato dalla volontà di far vivere il mare un po’ a tutti.
Poi ci fu un momento in cui parecchi si sono un po’ adagiati. Perché la balneazione era diventata un piacere con riti immutabili e anche un po’ paludati. Come quello che prevedeva, invariabilmente, alle 20 di ogni sera la conclusione dell’attività nello stabilimento balneare con la pulizia e la pettinatura della spiaggia. Poi tutti a casa e appuntamento all’indomani.
La filosofia di Flavio Briatore e dei suoi soci in quel 2001 fu molto chiara e sortì l’effetto emulazione nonostante che l’usanza degli aperitivi non fosse dilagante come adesso. Si scoprì finalmente che all’arrivo della sera la spiaggia resta una risorsa e una bellezza straordinaria, potendo contare anche sulle atmosfere del tramonto che l’Adriatico non ha. E allora nel nuovo stabilimento, il Twiga appunto, non poteva mancare il chiringuito, la capanna-bar dove si servono e si gustano le consumazioni. L’idea per la verità l’aveva introdotta qualche anno prima il Bagno Annetta, poco lontano ma già al Forte. Non per nulla i proprietari dell’Annetta (Carmela Pampaloni e suo marito il compianto Franco, storici balneari) sono soci di Flavio Briatore all’apertura insieme a Paolo Brosio che aveva sognato quel progetto viaggiando per il mondo come inviato di vari programmi Rai e Mediaset. Con loro anche Marcello Lippi e suo figlio Davide, e la famiglia Galeotti che già deteneva la Canniccia ed era proprietaria anche dello stabilimento balneare dove il Twiga poi nasce e dove era stata aperta negli anni Novanta la discoteca Cicala (una delle primissime a proporre la musica house) diventata poi Vogue.
Molto presto sarebbe entrata tra i soci Daniela Santanchè mentre le famiglie Pampaloni e Galeotti presto si defilarono. Marcello e Davide Lippi e Paolo Brosio uscirono di scena nel 2010. Ma torniamo all’inizio. Flavio Briatore al suo arrivo è un vulcano di idee che vivacizzano una Versilia sin lì troppo sonnacchiosa. "La spiaggia deve vivere a tutte le ore, dobbiamo offrire servizi sempre più qualitativi per attrarre clienti importanti. Se tornano i big sarà un bene per tutti". In effetti ai primi del Duemila la Versilia era glamour ma non come adesso e questa scossa fece bene. Anche se le polemiche furono durissime. Quasi roventi. In molti parlavano di volontà di "riminizzare la Versilia" con un’operazione che non sarebbe riuscita perché "il nostro mare è per le famiglie e certi eccessi non ci appartengono".
Previsioni totalmente smentite. Alla resa dei conti la Versilia non è diventata la riviera romagnola (e mai ci auguriamo che lo diventerà) e lo schock in termini positivi c’è stato. Perché grazie al Twiga anche gli altri locali hanno migliorato la loro proposta, sono nati alberghi sempre più lussuosi e il boom di Forte dei Marmi e di tutta la nostra costa negli ultimi quindici anni è sotto gli occhi di tutti.