Tartarughe, l’anno dei record. Ma la grande attesa è andata delusa

Prelevate nei giorni scorsi dai ricercatori dell’Università di Siena le 123 uova al bagno Marconi del Forte "Putroppo nessuna è risultata fecondata. La responsabilità potrebbe essere di tare genetiche".

Tartarughe, l’anno dei record. Ma la grande attesa è andata delusa

Tartarughe, l’anno dei record. Ma la grande attesa è andata delusa

L’attesa per le circa 400 baby tartarughe previste a Forte dei Marmi è andata, in parte, delusa. La nidificazione record registrata quest’estate di esemplari di Caretta Caretta in un contenuto spazio di arenile purtroppo segna anche la mancata fecondazione di 123 uova che nei giorni scorsi sono state prelevate dai biologi di Arpat e Università di Pisa e Siena al bagno Marconi, una volta scaduti gli 80 giorni dalla deposizione. Si tratta del primo dei nidi individuati nel pieno della stagione balneare: gli altri sono al bagno La Pace e due alla spiaggia comunale di Ponente-Oasi Le Dune. L’attesa estrazione delle uova dalla sabbia, seguita con entusiasmo da grandi e piccini, ha registrato invece una delusione visto che tutte le 123 uova erano integre e quindi non fecondate o per la qualità degli spermatozoi attiviti da parte del maschio o per tare genetiche della femmina, del maschio, o di entrambi. L’operazione di catalogazione delle uova raccolte però – a cui ha preso parte anche la dirigente dell’osservatorio toscano per la biodiversità Valentina Menonna – è stata anche l’occasione per gli esperti di improvvisare una vera e propria lezione sulle abitudini delle tartarughe alle molte persone intervenute.

Adesso l’attenzione si concentra sull’attesa schiusa delle uova nei tre nidi rimanenti. Il 2023 – stando ai dati di Legambiente – si conferma l’anno record delle nidificazioni di Caretta caretta nel Mediterraneo Occidentale. Infatti sono 444 i nidi di tartaruga marina registrati in Italia a chiusura della stagione: è il dato più alto di sempre. Addirittura il numero delle ovodeposizioni rispetto alla stagione 2022 è triplicato: l’anno scorso il conteggio di fine stagione si era fermato “soltanto” a 129. Sorprendenti i risultati della Toscana con 23 nidi, localizzati principalmente sui litorali delle province di Livorno (11 nidi, quasi tutti sull’Isola d’Elba), Grosseto (4 nidi tra Castiglione della Pescaia, la Feniglia e l’Isola del Giglio) e le 4 nidificazioni a Forte dei Marmi. Un grande risultato ottenuto grazie all’impegno del gruppo di associazioni e università che operano dietro il coordinamento di Arpa Toscana. Anche se i numeri esatti si avranno a fine stagione, si stima che i nuovi nati di origine toscana saranno circa 1150. In testa alla classifica del boom italiano c’è la Sicilia (156 nidi). Seguono la Calabria (125 nidi), la Campania (54), Puglia (45), la Toscana (23), la Sardegna (18), il Lazio (18), la Basilicata (3), l’Abruzzo (1) e l’Emilia-Romagna (1).

Tuttavia, le aree di nidificazione spesso coincidono con zone di turismo balneare che, se non opportunatamente gestito, rischia di compromettere la schiusa delle uova. Spagna, Francia e Italia sono, infatti, tra i primi sette Paesi mediterranei con la più alta pressione turistica. Risulta quindi necessario trovare un compromesso tra attività economiche e salvaguardia della specie, creando un’alleanza tra i diversi stakeholders: operatori del turismo, amministrazioni locali, associazioni per la salvaguardia ambientale, cittadini e comunità scientifica. Proprio per questo a Villa Bertelli si è svolto un incontro tra tutti i soggetti in causa, convocato dal sindaco Bruno Murzi, per stilare una serie di buone pratiche da mettere in atto per tutelare questo nuovo, affascinante trend della natura.

Francesca Navari